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Dopo il crollo degli ordinativi industriali di Gennaio, -31,3% rispetto allo stesso mese del 2008, il -32,9 di Febbraio conferma la brusca frenata dei programmi di produzione.

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Negliultimi 20 anni, la dinamica tendenziale reale degli ordinativi industria (mese corrente su mese dell'anno prima, al netto dell'inflazione dei prezzi alla produzione) si è costantemente dimostrata un buon indicatore anticipatore della dinamica tendenziale reale del Pil a breve-medio termine. Dalla metà del 2008 questo indicatore è entrato in una fase di forte rallentamento in tutta Europa, e l'Italia non fa eccezione. Negli ultimi tre mesi del 2008, gli ordinativi industria hanno fatto registrare una riduzione reale media prossima al 20% al mese, il picco negativo assoluto, contro una dinamica media mensile che dal 1990 è rimasta positiva e si è attestata poco sotto il punto percentuale. I dati di Gennaio e di Febbraio sono poi giunti ad aggravare le proporzioni della caduta. A fine anno, probabilmente, fronteggeremo riduzioni del Pil dell'ordine del 4% o addirittura superiori, come del resto indicato nelle più recenti previsioni Ocse che pure a prima vista sono apparse eccessivamente pessimistiche. Questa contrazione degli ordinativi va considerata come grave, per il fatto che essa origina sia dall'andamento sul mercato interno che da quello internazionale. Contemporaneamente, la dinamica dei prezzi rallenta meno che nell'area euro e non sembra sufficiente a dare da sola ossigeno alla domanda aggregata. Le condizioni di finanza pubblica ritornano a segnalare urgenza, tra debito pubblico che segna un nuovo record storico in livello assoluto, e entrate fiscali in diminuzione. Resta alta l'emergenza lavoro. Un segnale positivo giunge sul fronte dell'industria automobilistica dove, grazie agli interventi di sostegno alla rottamazione adottati da numerosi Partner Ue e dagli Stati Uniti, domanda e mercato danno segni di ripresa. Per l'Italia, in particolare, la joint venture Fiat-Chrysler aprirebbe potenzialità di rilancio inaspettate, aprendo una mercato ampio come quello statunitense ai motori a bassa/media cilindrata, consumi contenuti e basso impatto inquinante su cui la Fiat si è specializzata da lungo tempo. Un'occasione da non farsi sfuggire e che le parti stanno tentando di finalizzare proprio in queste ore. Per il resto, come ricordato da Trichet a Tokyo, l'allerta deve rimanere alta, perché ci troviamo in condizioni di alto rischio, senza precedenti. Prima dell'estate potrebbe essere necessario dare un segnale deciso per riconsolidare la fiducia di famiglie e imprese. E questo segnale non può non venire da un piano concertato a livello internazionale. Non è un caso che l'effetto di rilancio dell'automobile sia venuto da manovre contemporanee in Europa e negli Stati Uniti. Senior economist, Cerm, www.cermlab.it

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