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Sciopero dell'ananas per difendere lo zampone

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E così il leghista responsabile del dicastero di Via XX Settembre lancia lo sciopero dell'ananas, le cui importazioni in Italia, secondo la Coldiretti, sono cresciute del 5%, a favore dei prodotti doc perché «a dicembre, su 4.500 tipicità, ce ne sono almeno 2 mila disponibili, e sono molto meglio da regalare della solita cravatta». Lui stesso, a tutti i ministri europei ha inviato un pacco con i prodotti tipici italiani, «con la speranza che diventino ammiratori del made in Italy». Anche perché in Europa non si è ancora conclusa la battaglia sull'etichettatura d'origine e a Zaia restano 90 giorni per un negoziato «non facile e tutto in salita ma necessario perché ci sono altre filiere, oltre a quella dell'olio, per cui dobbiamo pretendere l'etichettatura», per esempio il pomodoro. Una battaglia che però non penalizzerà i piccoli agricoltori perché il ministro sta già provvedendo ad un nuovo codice agricolo che rivedrà alcune norme europee «astruse». Promuovere lo zampone comunque, significa difendere la carne di maiale che arriva sulle nostre tavole messa a rischio dalle importazioni anche se «solo lo 0,3% proviene dall'Irlanda». Sul piano nazionale, mostrando una lattina di latte in polvere cinese, tossico, Zaia ribadisce la «tolleranza zero» verso le frodi confermata dagli oltre ottomila controlli effettuati dall'Icq, l'Ispettorato Controllo Qualità e del Corpo Forestale dello Stato, quella stessa tolleranza zero per chi beve alcolici e poi guida. Da Bruxelles Zaia ha portato a casa buoni risultati sulle quote latte con un occhio alla concorrenza straniera, «noi chiudiamo accordi a 0,37 centesimi, mentre dalla Romania arriva latte a 0,17 centesimi», un successo tutto italiano l'assegnazione di 129 milioni dall'Ue per gli aiuti agli indigenti, «ora tocca agli enti caritatevoli farsi avanti nell'asta ministeriale». Con la schiettezza che lo distingue, Zaia annuncia che non è più «il tempo della baldoria» neache per il settore ippico che «dovrà fare entro il 31 gennaio di ogni anno un serio piano industriale, rinunciando a tante cose e puntando sul patrimonio genetico e le grandi corse». Infine il ministro ha ribadito la necessità di rivalorizzare il ruolo dei giovani in quanto essi rappresentano «il termometro di questo rinascimento agricolo» anche se è necessario intervenire sulla burocrazia, troppo penalizzante.

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