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Telecom Italia non scopre le carte

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Niente da fare. Bisognerà aspettare ancora due mesi e mezzo prima che si alzi il velo sul piano industriale 2009-2011 la cui approvazione sarà all'ordine del giorno solo del cda del 2 dicembre. L'a.d Franco Bernabè ha invece confermato l'arrivo di alcune manifestazioni di interesse a investire nel capitale della società ma per ora nessuna proposta concreta e nessun nome ufficializzato. Nessuno. E dunque nemmeno l'atteso arrivo del Lybian Investment Authority. «Nessuna delle manifestazioni di interesse è stata sollecitata dalla società» ha riferito in cda Bernabè senza far nomi dopo le indiscrezioni di stampa su incontri nei mesi scorsi con fondi sovrani mediorientali. Soprattutto, a smentire che l'ingresso del Lia sia imminente, la sottolineatura che nessuna si è per ora «concretizzata in una proposta». È bastato questo a far sgonfiare la speculazione in Borsa e il titolo, dopo una seduta fiacca, ha chiuso con un rialzo dell'1,10% a 1,102 euro. Gli analisti riferiscono scettici i rumors secondo cui il Lia sarebbe pronto a mettere sul piatto 2-3 miliardi di euro, proprio la cifra di cui Bernabè avrebbe bisogno - calcolano - per ridurre il rapporto debito netto/margine da 2,9 a 2,8 alla fine di quest'anno e da 2,6 a 2,5 nel 2010. «No comment» ha detto Cesar Alierta, numero uno di Telefonica entrando nella sede del gruppo in Piazza Affari e all'uscita. «Non ho l'abitudine di parlare prima» ha risposto Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom e collegamento con il mondo finanziario arabo. Dopo il consiglio il presidente Galateri si è quindi recato in Mediobanca per incontrare i manager dell'istituto, socio attraverso la holding Telco. Una riunione del consiglio fiume ma dal sapore interlocutorio dunque, dove Franco Bernabè ha esposto l'andamento del business e lo stato di avanzamento del piano a cui sta lavorando ma su cui non ha dato anticipazioni.

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