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Colaninno dentro, Marrazzo sogna, Veltroni dice no

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 Già, la compagnia aerea che sembrava fallita o svenduta ai francesi di AirFrance-Klm riprende quota grazie al governo Berlusconi. Mentre un'altra compagnia, quella del «si può fare», precipita nel mare delle contraddizioni. Rotti gli argini, nel Pd ognuno si sente in dovere di affermare il contrario di ciò che un attimo prima aveva sentenziato il compagno di sventura (e di partito). Così questo clima di «si salvi chi può» riesce a far congelare il pensiero, spesso brillante, di uno dei migliori piloti del Pd come Pierluigi Bersani. «Solo per fare bella figura Berlusconi spende e spande i soldi dei contribuenti italiani. Tra i 5 miliardi di euro da dare alla Libia e i quelli buttati su Alitalia - afferma il ministro ombra del Pd - il premier si sta pagando degli spot con i soldi presi dalle tasche dei contribuenti italiani». Berlusconi vola alto, etichettando «prive di fondamento» le critiche avanzate dal Pd. O meglio. Parte del Pd. Niente da fare. Bersani atterra ancora fuori pista. «Per quel che mi riguarda se le battute sui costi della vicenda Alitalia sono prive di fondamento - ribadisce il responsabile economico del Pd - allora il presidente del Consiglio venga in Parlamento o mandi, finalmente, un ministro e si discuta davanti a tutti e fino in fondo». Fino in fondo. Proprio dove vuole sprofondare il Pd. Se Veltroni ha già definito la nuova Alitalia «una compagnia di bandierina» ecco allora sventolare all'orizzonte una velina dell'ex presidente del Senato, Franco Marini. «I sindacati hanno il diritto e il dovere di esaminare e approfondire il piano industriale - afferma Marini - ma poi, al punto in cui è arrivata l'Alitalia, per me devono cercare il punto di intesa. O c'è solo il fallimento». Fallimento. Proprio quello del Pd su Alitalia. E non c'è nemmeno bisogno di portare i libri in tribunale. Bastano le dichiarazioni dei suoi esponenti di spicco. Uno scossone lo ha dato Piero Marrazzo, annunciando la disponibilià della Regione Lazio ad entrare a far parte della nuova compagnia aerea italiana. Un fulmine a ciel sereno. Che ha scatenato l'ennesima tempesta. «Capisco la preoccupazione del presidente Marrazzo - tuona in un'intervista al Corriere della sera l'ex ministro per gli Affari regionali ed esponente del Pd, Linda Lanzillotta - ma non è con una partecipazione simbolica nella nuova società che si possono dare garanzie ai lavoratori». E ancora. «Il piano di AirFrance garantiva la concorrenza, questo nuovo non mi sembra». Ma Marrazzo tira dritto e rilancia: «Sulla filosofia della mia proposta Roberto Colaninno si è espresso positivamente». E che dire allora di Matteo Colaninno, altro ministro ombra del Pd, che si ritrova come azionista nella nuova Alitalia guidata dal padre? Legittimo da ogni punto di vista. Eccetto quello politico. In un contesto dove si può dire tutto e il contrario di tutto ha ragione anche uno dei maggiori esperti di trasformismo politico, il senatore del Pd Marco Follini: «La proposta di Marrazzo di far entrare la Regione Lazio nella cordata Alitalia è una spiegazione semplice e chiara delle ragioni per cui noi siamo all'opposizione e Berlusconi al governo. Nella gara delle furbizie è ovvio che il nostro destino è di arrivare sempre secondi». Forse troppo generoso. Questo Pd non è certo da podio.

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