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Alitalia, Bertinotti frena sui soci esteri

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All'indomani della decisione del Governo di cedere una quota di controllo di Alitalia, attesa e dibattito si incentrano sull'individuazione del «ritratto ideale» dei possibili candidati. Con il bando di gara, atteso entro fine anno o al massimo nei primi giorni del 2007, saranno messi nero su bianco, oltre a tempi e procedure, anche i criteri che orienteranno la scelta del governo. Un azionista italiano o straniero? «Non escludo nulla», dice il ministro per lo Sviluppo economico Pierluigi Bersani. Ma sembra prendere forza il tentativo si arrivare a una cordata italiana. La strada potrebbe anche essere quella indicata come «idea personale» dal ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi: integrare le compagnie italiane (Alitalia e Airone insieme avrebbero il 70% del mercato, rileva) per creare un operatore nazionale, e solo allora guardare all'estero per un'alleanza strategica. Le banche potrebbero rivestire un ruolo chiave. «Valuteremo», dice il presidente della Banca Monte dei Paschi di Siena, Giuseppe Mussari. Intanto le parole di Fausto Bertinotti rafforzano la compagine di chi auspica una soluzione italiana. «La possibilità di mantenere un asse nazionale è la conclusione che dobbiamo aspettarci per il rilancio di Alitalia». «Per noi è fondamentale il contenuto del bando di gara, quale politica industriale, impegno finanziario e solidità finanziaria», dice il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, sottolineando che «ci vorrà un rapporto con il sindacato». L'unica cosa che non vorrei - avverte - è che qualcuno arrivi, compri e poi rivenda». Per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, il governo dovrà dare garanzie per l'occupazione e «soprattutto fare in modo che chi subentrerà nella gestione garantisca di acquistare aerei e aumentare le rotte. Questo di conseguenza aumenterà l'occupazione».

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