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In viaggio con il numero uno della compagnia

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Le hostess chiedono a Cimoli: «Presidente, ci salveremo?»

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Qualche secondo di imbarazzo a bordo da parte del personale di volo e poi via ai sorrisi di circostanza. «Benvenuto presidente - rompe gli indugi una hostess - prego si accomodi pure». Cimoli saluta l'equipaggio e si siede al posto 5A. Finestrino. Al suo fianco un fedele accompagnatore al 5B ma subito una hostess in transito si siede al posto 5C e inizia a tempestare di domande il suo presidente. Sarà un volo che entrambi non dimenticheranno. Sale in extremis anche l'amministratore delegato di Unipol ed ex presidente di Unicredit Carlo Salvatori che saluta Cimoli e si reca al suo posto. L'ultimo attimo di libertà per Cimoli che poi diventa ostaggio della intraprendente hostess. Le domande sono tutte sul futuro della compagnia. Dalla manutenzione che non funziona, alla flotta che è inadeguata, agli altri vettori che hanno buon gioco a causa della carente organizzazione. Serve certamente un alleato - sprona l'interlocutrice - ma non un vettore che stravolga l'identità di Alitalia. Cimoli ascolta le lamentele e sembra prendere nota. Passa l'addetta alle bevande. Cimoli non prende nulla. Una boccata di ossigeno per chi era pronta a versare il caffè. Con le turbolenze in casa Alitalia, meglio non correre un altro rischio: quello di sporcare la camicia del proprio presidente in viaggio per incontrare banchieri e fissare la rotta per l'imminente futuro. Solo un bicchiere d'acqua per la sua vicina. Nel nome dell'austerity. Si arriva finalmente a Milano Linate. In leggero anticipo. Un volo perfetto. Forse la cura migliore per Alitalia sarebbe quella di ospitare il suo presidente o almeno un sosia su ogni tratta aerea. Cimoli saluta la hostess e come un passeggero qualsiasi sale sul bus che porta al Terminal. Nemmeno un'auto che lo va a prelevare. Ma l'austerity va seguita fino in fondo. Presidente, una missione impossibile quella di salvare Alitalia? Cimoli abbozza un sorriso. «No, direi difficile. Molto difficile». E le lamentele della hostess? «Una donna determinata, non c'è che dire. Ma con un grande attaccamento verso la compagnia. Altra testimonianza che in Alitalia c'è ancora tanta voglia di lavorare e di migliorare il servizio». Ci mancava anche un giornalista, sembra pensare Cimoli mentre esce dall'aeroporto di Linate. E stavolta c'è un'auto che lo aspetta. Speriamo che l'austerity non sia finita. Ma almeno ha risparmiato i soldi per il taxi e probabilmente qualche domanda del tassista sulla querelle Fiumicino-Malpensa. Sarebbe stato davvero troppo. A.U.

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