
Inps, Damiano frena sulla fusione

Il ministro: no a un'operazione a freddo con l'Inpdap, serve attenzione
Sono contrario a una fusione con l'Inpdap a freddo», così il ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, Cesare Damiano che ieri ha partecipato a un incontro dedicato alla polemica sul Tfr e sulla governance dell'Inps nella sede centrale dell'Istituto. La fusione è quindi una formula che «va valutata e discussa con molta attenzione» e problemi, secondo Damiano, ci sarebbero anche sulla destinazione del 50% del Tfr in un fondo Inps: Confindustria non è d'accordo e l'Inps non è ancora pronta ad assumersi il carico che arriverebbe dai nuovi provvedimenti. Secondo Damiano però non si tratta di un problema di costi: «del resto l'abbattimento del cuneo fiscale è un bel contributo alle imprese rispetto ai costi che dovranno affrontare. Il problema, semmai, è diverso per le piccole imprese: potrebbero avere più difficoltà a reperire credito e, quando lo dovranno fare, potrebbe costare di più rispetto al risparmio derivato dal Cuneo fiscale». E qui parte l'attacco di Confindustria: cuneo fiscale in cambio di Tfr. Un'accusa che Damiano rispedisce al mittente: «Non è assolutamente così e i conti lo dimostrano». «Il cuneo, una volta a regime nel 2008, rispetto ai 9-10 miliardi previsti, ne porta 6 alle imprese. Nel biennio 2008-09 il compenso del Tfr da versare sarà di circa mezzo miliardo all'anno - ha detto il ministro - Il costo che un'impresa dovrà sostenere è la differenza tra quanto paga del Tfr (3%) e quanto paga il denaro che compra dal sistema bancario (superiore al 3%). L'unica differenza è quella, ma è bene chiarire che siamo nell'ordine della decima parte di quello che arriva alle imprese come beneficio, senza contare che stiamo parlando del Tfr che maturerà dal primo gennaio in avanti e non del pregresso». Il punto centrale per il Ministro, sarebbe un altro, cioè «far decollare la previdenza complementare. Una misura che deve essere preceduta da una massiccia opera di informazione e comunicazione. Anticiperemo di un anno il provvedimento - haq concluso - e, anche per questo, è necessario un percorso informativo di almeno sei mesi. Ho già messo in agenda la convocazione di un tavolo con le parti sociali».
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