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Prodi deciso su Colao al posto di Sarmi Rutelli: «Troppi Ds sui binari»

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La maggioranza discute (e spesso litiga) sulle candidature, ma a breve dovrebbero sciogliersi le riserve sulle nomine dei vertici in Alitalia, Ferrovie dello Stato e Poste. Sono queste, infatti, le tre aziende in pieno occhio del ciclone (più tranquilli i vertici di Enel, Eni e Finmeccanica trincerati dietro bilanci solidi e piani di crescita ambiziosi). Il numero uno di Alitalia, Giancarlo Cimoli, con la dipartita di Gaetano Gifuni, ha perso il sostegno del Quirinale. Fino ad oggi, però, è riuscito a non precipitare: è difficile, infatti, rinunciare allo stipendio record di 2 milioni 786 mila euro all'anno che incassa quale presidente e amministratore delegato della società. I tempi per il cambio della guardia, però, sembrano ormai maturi. Cimoli potrebbe conservare la presidenza onoraria ed essere affiancato da un nuovo ad. Ma proprio l'incertezza sulle deleghe avrebbe spinto Giancarlo Elia Valori, attuale numero uno di Sviluppo Lazio, a rifiutare l'offerta arrivata dal Governo. Restano in corsa alcuni nomi circolati nelle scorse settimane. Si parla di Gianni Sebastiani (ex Alitalia) e di Giorgio Zappa, direttore generale di Finmeccanica e in buoni rapporti con i Ds. Negli ultimi giorni è spuntata la candidatura di Maurizio Basile, artefice della privatizzazione dell'Ente tabacchi e da poche settimane alla guida di Aeroporti di Roma. In lizza anche l'ex amministratore delegato di Autostrade, Vito Gamberale, che sarebbe candidato anche a prendere il posto di Massimo Sarmi alle Poste. Questa poltrona, però, alla fine dovrebbe andare a un prodiano doc. Il più accreditato è Vittorio Colao, che ha appena dato le dimissioni da amministratore delegato di Rcs. Anche se non si esclude un ritorno alle Poste dell'attuale ad di Banca Intesa, Corrado Passera. Intricata la partita alle Ferrovie dello Stato. Il mandato di Elio Catania, presidente e amministratore delegato in quota Forza Italia, scade ad aprile 2007. Per togliere il disturbo il manager avrebbe chiesto una buonuscita da capogiro: 10 milioni di euro. Il governo sta cercando una soluzione su questa «cambiale», ma intanto nella maggioranza è scontro aperto sui candidati. Per la carica di amministratore delegato è pronto il diessino Mauro Moretti (attualmente alla guida di Rfi), nonostante qualche mugugno della Margherita. Il partito di Francesco Rutelli ha però puntato i piedi sull'ipotesi di Fabiano Fabiani, presidente di Acea e per lungo tempo alla guida di Finmeccanica, considerato pure Ds, come Moretti. Fabiani, contattato da Padoa Schioppa, ha chiesto chiarimenti sulle sue deleghe, ma di fronte al successivo silenzio di via XX Settembre si è già tirato fuori dalla partita. Resterebbe in corsa, invece, l'ex ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, il quale però ha già mostrato perplessità sull'incarico. Domani, invece, sarà la volta delle nuove nomine di Cinecittà Holding, la società che fa capo al ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il cda era stato commissariato dal ministro Rutelli il 28 giugno nominando a tempo (fino a fine luglio) amministratore unico Gaetano Blandini. Per Filmitalia, ovvero la struttura delegata a promuovere il cinema italiano all'estero, si fa il nome di Irene Bignardi. All'Istituto Luce per la poltrona di presidente si parla di Stefano Passigli, già deputato e senatore diessino, nonché sottosegretario nel secondo governo Amato. Alla holding è certa, da mesi, la nomina del presidente Alessandro Battisti, amico personale di Rutelli, nonché ex senatore della Margherita.

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