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Banche italiane troppo care per l'Ue

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Le più care d'Europa. Nella eterna querelle tra gli istituti di credito e le associazioni dei consumatori è arrivata una voce terza quella istituzionale della Commissaria europea alla concorrenza, Neelie Kroes a confutare le tesi del mondo bancario che ha sempre dichiarato costi dei conti in linea con i partner Ue. Non è così. «Il costo dei servizi bancari per i consumatori varia da stato a stato: nel 2004 le banche di Lussemburgo e Italia hanno riportato le entrate più elevate da conti correnti personali, rispettivamente 265 e 204 euro, mentre in Lituania e svezia le banche hanno riportato i valori più bassi, 15 e 22 euro rispettivamente» è questa una delle conclusioni cui arriva il rapporto preliminare della Commissione sulla concorrenza nel settore dei servizi bancari al dettaglio i cui risultati sono stati resi noti ieri. Colpa della scarsa concorrenza del settore creditizio che non solo in Italia, ma anche in tutta Europa, penalizza soprattutto i cittadini e le imprese. Di qui l'invito della Kroes a tutti gli Stati membri a fare di più per liberalizzare il mercato ed eliminare gli ostacoli che impediscono una sana competizione. Solo in questo modo si possono abbassare i prezzi. Che sono così elevati da disincentivare la mobilità dei clienti e bloccano il libero gioco della concorrenza. Basti pensare - ha spiegato la Kroes - che nel 2005 meno dell'8% dei clienti delle banche europee ha deciso di trasferire il proprio conto in un altro istituto, proprio a causa dei costi troppo elevati. E questo basso livello di mobilità, ha ricordato la commissaria, «è preoccupante». Non mancano le indicazioni per rimediare. «Innanzitutto - ha detto - abbiamo bisogno di più concorrenza tra le banche che forniscono servizi come le carte di pagamento, perché in alcuni Stati membri c'è solo un fornitore e in altri solo una manciata di banche offre tali servizi. Questo deve cambiare». La Kroes ha dato anche la ricetta: «Non solo serve una maggiore concorrenza, ma bisogna anche realizzare «un'area unica di pagamento», cambiando il sistema utilizzato per fissare i costi bancari in modo da armonizzare i costi in tutta l'Unione europea.

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