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L'economia sommersa vale 200 miliardi

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Tale importo è pari a circa sette punti percentuali di Pil di imposta evasa (circa 87 miliardi di euro). Più di un terzo dell'imponibile evaso a livello nazionale è «prodotto» nelle regioni del Mezzogiorno per un valore di circa 70,8 miliardi di euro (pari al 34,5% del totale del sommerso, a livello nazionale). È quanto emerge da una rilevazione dell'associazione artigiani gia di Mestre (Venezia) su dati del Censis e dell'Istat. Sempre nel Sud e nelle Isole l'incidenza del sommerso sul Pil di questa macro area è pari al 21,2% - rileva la Cgia - contro una media nazionale del 15,4%. Segue il Nordovest con 54,3 miliardi di euro (26,5% del totale), il Centro con 41,2 miliardi di euro (20,1 %) e infine il Nordest con 38,8 miliardi di euro (pari al 18,9% del totale). Sempre secondo la nota della Cgia di Mestre è altrettanto significativa l'incidenza del sommerso sul Pil macroregionale. Nel Sud e nelle Isole la percentuale tocca il 21,2 contro il 14,7% del Centro, il 13% del Nordest e il 12,8% del Nordovest. «Le cause - dice Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - vanno ricercate nella combinazione di più fattori negativi che hanno interessato il Paese in questi ultimi anni come l'aumento degli extracomunitari irregolari, la crisi economica, l'inasprimento della tassazione soprattutto a livello locale e l'introduzione di leggi troppo punitive che hanno indotto molte piccole aziende marginali a finire nel sommerso». «Non ultimo, la diffusione dell'economia criminale che - avverte Bortolussi - controlla ormai una buona parte delle tre principali regioni del Sud». Tuttavia, rileva la Cgia di Mestre, il lavoro nero - semprechè non possa essere assimilato a forme di sfruttamento o di caporalato - non va del tutto demonizzato. «Chi conosce le dinamiche di sviluppo delle aree in via di espansione, come possono essere quelle meridionali - conclude Bortolussi - sa che certe forme di irregolarità sono dei segnali interessanti che spesso precedono crescite economiche future».

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