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Consorte interrogato in Tribunale «Speravano che morissi, ce la farò»

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Così l'ex amministratore delegato e presidente di Unipol, Giovanni Consorte a margine del processo che lo vede imputato per insider trading per due operazioni di rimborso anticipato relative a obbligazioni Unipol. Nel documento depositato, pare corposissimo, le operazioni attorno alla Banca Nazionale del Lavoro vengono fatte risalire non alla primavera del 2005, quando gli appetiti di Bologna finirono in un'inchiesta avviata prima a Roma e poi a Milano, ma almeno a tre anni prima, quando Unipol aveva «due miliardi di euro che servivano per il 7,5% di Bnl e per Winterthur». Il periodo è lo stesso di quando «qualche signore» non volle che Unipol «trattasse l'acquisto della Toro, che poi andò alla De Agostini, che non aveva competenza in materia». E quando, precisamente il 22 maggio del 2002, «Gianfranco Gutty comunicò di aver fatto un accordo con Unipol per la vendita del 7,5% di Bnl, per la quale l'unica cosa che ostacolava era l'ok di Bankitalia. Che poi non è più arrivato». Consorte nella memoria depositata parla appunto di un «cotton club» costituito da politici, imprenditori e altri esponenti del mondo della cooperazione e dei sindacati che a un certo punto ostacolarono il progetto di scalata a Bnl.

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