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NELLA battaglia fra Italia e Francia sull'energia spunta in prima linea l'Acea.

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E se dovesse essere l'Enel a vincere il braccio di ferro su Suez, Acea ha una prelazione sugli asset della joint venture con Electrabel che Enel sarebbe costretta a cedere. La municipalizzata guidata da Fabiano Fabiani (nella foto) e Andrea Mangoni, in cinque esposti inviati lo scorso 15 marzo a Governo, Autorità per l'energia e Antitrust, chiede che il tetto del 30% alla partecipazione di società pubbliche al capitale delle ex Genco, che di fatto limita al 15% la quota di Acea in Tirreno Power, venga imposto anche al concorrente Edipower. Intanto il Comune di Roma, alla luce degli ultimi sviluppi sul fronte energetico, ritiene più che mai «strategico» - come ha spiegato l'assessore al Bilancio Marco Causi - il controllo pubblico dell'Acea, e mantiene saldamente il volante con il 51%. I francesi del gruppo Suez, dal canto loro, hanno arrotondato la loro quota al 9,9% dall'8,6%. Quanto al braccio di ferro su Suez, «se prevarrà Enel - sottolinea Mangoni - visti i suoi limiti Antitrust, noi, anche in funzione dei diritti contrattuali, saremo certamente interessati agli asset che dovrà dismettere». Ieri gli azionisti hanno aprovato il bilancio 2005 con un dividendo di 0,47 euro.

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