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Il prezzo del petrolio frantuma tutti i record

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A Londra chiude sopra i 72 dollari, a New York sopra i 71. L'Opec: «Niente ribassi in vista»

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Con il barile sopra i 72 dollari a Londra e a 71 dollari a New York. I mercati evocano il fantasma del 1979, quando la rivoluzione khomeinista provocò un drastico taglio all'export del quarto produttore mondiale di greggio, facendo più che raddoppiare il prezzo del barile. Intanto l'Opec, il cartello che controlla il 40% della produzione mondiale, avverte: i prezzi resteranno alti per anni, e le attuali quotazioni potrebbero assestare un duro colpo alla crescita economica globale. Teheran non molla. L'Iran è pronto a «tagliare le mani a qualunque aggressore» e non mostra alcuna volontà di piegarsi alle richieste dell'Onu sul nucleare il presidente Ahmadinejad. Da Washington, Bush ribadisce che si lavora a una «soluzione diplomatica». Ma avverte: tutte le opzioni restano sul tavolo, con un accenno a possibili interventi militari contro Teheran, che dà ulteriore carburante alle quotazioni del petrolio. I mercati temono che Teheran, per ritorsione, blocchi le esportazioni: il barile schizza fino a 72,64 dollari all'Ipe di Londra, segnando un nuovo record di tutti i tempi. E rompe gli argini anche al Nymex di New York, chiudendo a 71,30 dollari (dopo aver toccato 71,45), un livello mai toccato da quando i futures sono scambiati. Colpa anche delle incertezze per la produzione nigeriana e venezuelana, e del boom della domanda di greggio da Usa, Cina e India. Allarme crescita. I prezzi alle stelle colpiscono i consumatori, sui quali le compagnie petrolifere scaricano i rincari. Federconsumatori parla di una stangata in arrivo da 100-180 euro l'anno, senza tener conto dei rincari di luce e gas. E, con i consumi, soffre la crescita economica. Secondo l'Opec, i prezzi petroliferi, se dovessero rimanere ai livelli attuali, potrebbero danneggiare la crescita economica mondiale. Non accenna poi a diminuire la domanda di greggio, che quest'anno segnerà in media 84,5 milioni di barili al giorno, con consumi in aumento dell'1,7% nel 2006. La Commissione Ue, dal canto suo, fa sapere che sta seguendo la situazione ma per il momento non prevede di ritoccare al rialzo le stime dei prezzi del greggio indicate lo scorso autunno. La preoccupazione di Washington. Anche il presidente Bush ha espresso preoccupazione per le quotazioni record del greggio. E in Europa il ministro francese dell'Economia Thierry Breton si è detto «molto attento» agli sviluppi sui mercati. Intanto è lo stesso Opec, un cartello che controlla il 40% dell'export mondiale, a dipingere un quadro a tinte fosche per il futuro. Un portavoce da Vienna ha fatto sapere che gli approvvigionamenti sono ancora buoni, ma secondo il presidente nigeriano dell'Organizzazione, Edmund Daukoru (che nel weekend farà il punto a Doha con i governi dei maggiori Paesi importatori e con i rappresentanti delle compagnie petrolifere), i prezzi petroliferi resteranno elevati per i prossimi cinque anni a causa dell'espansione economica e della «enorme domanda» di greggio da parte della Cina. Rincara la dose il ministro dell'Energia algerino, Chakib Khelil, secondo cui i prezzi petroliferi potrebbero restare ai livelli attuali almeno per tutto il 2006.

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