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Parmalat, i pm accusano le banche

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Si è chiusa con l'ipotesi di concorso in bancarotta fraudolenta nel crac Parmalat l'indagine della Procura di Parma su sette manager di Citigroup e nove di Barclays e S&P. Un'accusa che è stata accolta con sollievo. Almeno da parte di uno degli istituti coinvolti, la Citigroup, che ha espresso la sua soddisfazione per la fine dell'inchiesta. La banca ha affermato in una nota che «i suoi manager potranno presentare «una corretta ricostruzione dei fatti» a fronte di accuse «prive di prove» e visto che anche l'istituto è stato «vittima della truffa» di Collecchio. Intanto ieri alla Procura di Parma è stato interrogato anche l'ex manager di Bank of America, Luca Sala, rappresentato dal legale Carlo Gilli. E mentre a i magistrati di Parma proseguono nell'inchiesta, non si ferma il duello davanti alla Consulta tra le banche e l'attuale amministratore delegato, Enrico Bondi, sul fronte revocatorie che potrebbero portare agli azionisti del gruppo 7,45 miliardi di euro. In Borsa, dove il titolo aveva messo le ali dopo la prima decisione della Consulta che ha dato un primo via libera alle revocatorie, ieri Collecchio ha ceduto l'1,43% a 2,69 euro. Altro terreno di scontro tra Bondi e le banche è sugli eventuali beneficiari dei miliardi chiesti da Parmalat agli istituti, visto che le revocatorie sono uno strumento che ha lo scopo di ricostituire parità di condizioni tra i creditori. Secondo i legali delle banche si tratta di soggetti ormai diversi dai creditori al momento del crac-Per Parmalat la questione non si pone perchè i soldi andrebbero ai creditori di Collecchio, oggi azionisti. Nessun beneficio ci sarebbe per il gruppo industriale che dunque non sarebbe preferito nei confronti dei concorrenti come sostenuto dalle banche.

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