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Professionisti, Bruxelles non taglia le tariffe

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La direttiva Bolkestein va in soffittà. Evitata la concorrenza sleale dei Paesi dell'Est europeo

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Dopo il dibattito svoltosi ieri nella plenaria del Parlamento europeo e l'affollata manifestazione promossa a Strasburgo dai sindacati europei, domani i deputati dei 25 voteranno una proposta che rappresenta il primo passo di un lungo e complesso iter. Sulla base delle posizioni espresse, e in attesa che alcuni gruppi definiscano le loro posizioni, è evidente che dal voto dell'assemblea di Strasburgo uscirà un testo che, probabilmente, non potrà più essere identificato, come è stato fatto finora, con il nome dell'ex commissario olandese al mercato interno Frits Bolkestein, autore della controversa proposta, considerata tra l'altro all'origine della bocciatura della Costituzione europea da parte di francesi e olandesi. Tutto indica, infatti, che la proposta subirà profonde modifiche e, come è avvenuto per Reach, il regolamento per l'industria chimica, alleanze trasversali concorreranno a definire un testo sul quale è impossibile fare qualsiasi previsione. Malgrado l'accordo raggiunto dai due maggiori gruppi del Parlamento, quello Popolare (Ppe) e quello Socialista (Pse) che, da soli, hanno oltre 450 dei 732 deputati. La fine della Bolkestein è stata ieri invocata dai sindacati, che hanno aperto la manifestazione con lo striscione «Servizi per il popolo, è tempo di cambiare la direttiva», da gran parte dei gruppi politici ed è stata sancita dalla Commissione europea, che finora aveva difeso il provvedimento, e dalla presidenza austriaca dell'Ue. Il successore di Bolkestein, l'irlandese Charly McCreevy, ha detto in aula che la Commissione europea è pronta ad accettare una nuova versione della direttiva se «giovedì c'è un largo consenso sugli emendamenti negoziati da Ppe e Pse». In questo caso, ha spiegato, l'eurogoverno potrebbe mettere sul tavolo un nuovo progetto entro aprile. Il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso si è impegnato «a sostenere e riprendere» i punti della direttiva votati a larga maggioranza», auspicando che possano poì ottenere il consenso dei governi in modo che il testo entri in vigore entro la fine dell'anno. Il provvedimento include importanti disposizioni, ma l'elemento centrale, ed anche il più discusso, è contenuto nell'articolo 16, che definisce quali regole deve rispettare l'azienda che vuole prestare servizio in un altro stato. La direttiva Bolkestein stabilisce che si applicano quelle del paese d'origine, ma in tale misura molti vedono il rischio di dumping, rappresentato in certe campagne dalla calata dell'idraulico polacco, cui i colleghi dei paesi più sviluppati non potrebbero in questo caso fare concorrenza. Nel Parlamento sembra esserci un'ampia maggioranza contraria a questa norma e lo stesso accordo raggiunto da Ppe e Pse prevede che le regole da applicare siano quelle del paese in cui si fornisce il servzio, pur con una serie di condizioni. La modifica è stata accolta positivamente dai sindacati, con riserve dai gruppi di destra, mentre alcuni governi hanno chiesto esplicitamente di non mitigare troppo gli effetti della liberalizzazione per non renderla inefficace. La libera circolazione dei servizi commerciali è una delle quattro libertà fondamentali dell'Ue, insieme alla libera circolazione delle persone, dei beni e dei capitali. È risultata anche la più difficile da attuare. Dopo le polemiche scaturite dalla Bolkestein, Consiglio e Commissione Ue hanno preferito lasciare la patata bollente al Parlamento, che domani darà il suo primo verdetto. Ma sarà solo il primo passo di un percorso ancora lungo e complicato.

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