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L'Ocse chiede più privatizzazioni e meno condoni

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Le raccomandazioni dell'organizzazione per rilanciare l'Italia. Serve un nuovo modello per l'istruzione

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E soprattutto uno stop senza appello alla pratica dei condoni. Questa la ricetta per l'Italia che ieri è arrivata dall'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel suo rapporto intitolato «Riforme economiche-obiettivo crescita». Non senza puntare, però, sull'aumento della produttività, da ottenere con la riduzione delle tasse sul lavoro, e su un sistema di scolastico migliore. Gli economisti dell'Organizzazione ancora una volta non sono stati teneri con Roma. L'Italia nelle loro classifiche è il fanalino di coda, almeno tra i Paesi del G7, sul fronte dell'innovazione e della consistenza del settore finanziario. C'è solo un rimedio per superare l'impasse: accelerare l'uscita dello stato dal settore produttivo. La golden share - suggerisce l'Organizzazione- può essere «sostituita da un sistema appropriato di regole». Sul fisco l'Ocse ha chiewsto la riduzione del cuneo fiscale sui redditi da lavoro. E l'applicazione delle leggi « interrompendo le amnistie fiscali». Il capo economista dell'Ocse Jean-Philippe Cotis ha nuovamente invitato l'Italia a mettere in cantiere una liberalizzazione del settore protetto cioè dei servizi, distribuzione e energia, se vuole ritrovare la via di una crescita più sostenuta. «L'Italia deve aprire i suoi mercati interni. È troppo chiusa sull'esterno e non mi riferisco solo ai servizi finanziari» ha detto Cotis. Di segno opposto le reazioni politiche per il sottosegretario al Lavoro, Maurizio Sacconi,« il rapporto dà all'Italia delle raccomandazioni condivisibili». Mentre per Roberto Pinza (Margherita) «descrive in maniera estremamente realistica i problemi di un'economia in difficoltà».

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