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Per Moody's l'Italia si è rimessa in moto

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Dopo la crescita zero dello scorso anno il Pil del 2006 aumenterà dell'1,5%. Deficit sotto controllo

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L'Italia produttiva, quella che genera ricchezza si è rimessa in moto. E anche con un passo veloce. Dopo la crescita zero dello scorso anno, infatti, anche Moodys, l'austera società di rating internazionale, sempre pronta a sparare sulle inefficienze e le pecche del sistema Italia ha sentenziato: il Pil italiano crescerà dell'1,5%. Certo non è un tasso da economia emergente, vedi Cina e India, che mettono a segno ogni anno incrementi vicini all'8%, ma il segnale resta. E induce all'ottimismo quella parte delle imprese italiane che non hanno mollato in questo anni e, nonostante la crisi, hanno continuato a investire e a credere nel made in Italy. Le Cassandre che davano per morto il sistema industriale italiano sono state dunque smentite. I dati diffusi ieri a Milano dagli analisti dell'agenzia di valutazione del debito sono chiari e lanciano segnali di tranquillità anche al Governo quello attuale e anche quello che salirà dopo le elezioni. I conti pubblici non sono avviati verso il disastro annunciato. Le misure prese dall'esecutivo hanno avuto l'effetto almeno di rallentare la deriva della finanza pubblica. E di porre un freno. Così il rapporto deficit/pil nel 2006 dovrebbe ritornare al 4% rispetto al 4,3% del 2005. Il debito pubblico dovrebbe rimanere praticamente stabile al 108,3% quest'anno dal 108,2% registrato l'anno scorso. Fin qui il lavoro prettamente economico, e dunque logico da un organo abituato a valutare gli indici e i numeri. Poi però la scivolata. Tradendo la rigida etica anglossassone che per regola non mischia gli affari con la politica, l'indipendente e serio giudice delle cose economiche ha preso le parti del canidato del centro sinistra alle prossime elezioni: Romano Prodi. Le riforme strutturali di cui il Paese ha bisogno per aumentare la competitività e agganciare la crescita economica sono «più probabili» se Romano Prodi vincerà la sfida del 9 aprile con Silvio Berlusconi. Un giudizio che, come prevedibile, l'Unione accoglie con entusiasmo (ma «senza sorpresa», come dice l'ex ministro Visco) e la Cdl con stizza («una follia; avverrà il contrario», prevede il segretario dell'Udc Cesa). Non scendono invece direttamente in campo i leader delle coalizioni: Berlusconi alza la mano di fronte alla domanda dei giornalisti, come dire, «Non fatemi parlarè; mentre Prodi incassa senza commentare». Insomma ancora una volta come accaduto spesso negli ultimi mesi gli stranieri scendono in campo a gamba tesa negli affari interni. A far recuperare un pò di equidistanza a un organo che dovrebbe fare della diplomazia una caratteristica imprescindibile del suo operato ci ha pensato Sara Bertin, vicepresidente dell'agenzia e responsabile per il rating sovrano. Non importa chi vince alla fine per l'Italia, ha detto la Bertin solo che, come per tutte le coalizioni, «l'importante è che la maggioranza sia coesa». La stime del Fmi. Non è stata una buona giornata per Moodys. A confermare che le cose per l'Italia vanno bene è stato anche il Fondo monetario internazionale. Che dopo aver promosso la Finanziaria per il 2006 ha confermato che l'economia italiana è in lieve ripresa e le misure messe a punto dal governo per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica di quest'anno vanno nella giusta direzione. Il Pil secondo gli esperti di Washington salirà dell'1,5%.

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