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Mps esce da Bnl. No all'alleanza con Bilbao

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Siena cede il 4,6% dell'istituto romano a Deutsche Bank. E abbandona la partita sulla banca di Abete

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Il consiglio di amministrazione della banca di Siena ha autorizzato la vendita delle azioni (il 4,3% circa) a Deutsche Bank, uno dei partner di Unipol nell'opa di Bologna sull'istituto di credito romano. L'annunciata uscita di scena di Siena dalla vicenda Bnl conferma le dichiarazioni dei vertici della banca, e soprattutto della Fondazione azionista, e fa tramontare un possibile ritorno dell'istituto toscano in veste di partner bancario degli spagnoli del Banco di Bilbao, che diventano così sempre di più i candidati naturali a raccogliere il testimone da Unipol. La scorsa estate Mps aveva raggiunto un accordo con Deutsche Bank per l'acquisto di opzioni put e la vendita di opzioni call a copertura dei rischi di oscillazione di Borsa delle azioni Bnl. L'esercizio delle opzioni era previsto per quest'anno. Il cda presieduto da Pierluigi Fabrizi ha deliberato la rinegoziazione con Deutsche Bank dei contratti put and call e del prestito titoli riguardante la partecipazione di Siena nella Bnl con proroga della scadenza al 29 e 30 marzo. Una proroga di 15 giorni, spiegano a Siena, legata a motivazioni prettamente tecniche. Siena chiude così un capitolo aperto il 9 marzo del 2001 con l'annuncio dell'accordo con la popolare vicentina per l'acquisto dalla banca presieduta da Gianni Zonin di parte della sua partecipazione nella banca di via Veneto. Siena acquistò una quota del 4,5% circa del capitale ad un prezzo complessivo di 5,2 euro per azione per un totale di 521,4 milioni di euro, poco più di mille miliardi delle vecchie lire. Unipol intanto si è riservata di integrare entro la fine di questa settimana le controdeduzioni alla prima bocciatura dell'opa. La compagnia bolognese lamenta nel documento un riscontro «parziale e limitato» al suo diritto di accesso alle comunicazioni emesse da altre autorità di vigilanza, in particolare l'Isvap. È facile presumere che Via Nazionale non darà il proprio verdetto prima dell'inizio di febbraio. Ma viene dato per scontato il no definitivo all'operazione disegnata la scorsa estate. Da allora, scrive Unipol, è trascorso un tempo «insolito e sproporzionato». Nelle 25 cartelle firmate dal presidente Pierluigi Stefanini Unipol contesta sostanzialmente due cose a Bankitalia: non aver tenuto conto delle prospettive future e del potenziale di crescita del conglomerato finanziario in via di definizione, e aver tenuto conto, anche se non è stato specificato in che misura, delle indagini appena avviate dalla magistratura sulla compagnia oltre che sul suo ex vertice.

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