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Pensioni, i contributi si potranno cumulare

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I lavoratori potranno ottenere dall'Inps un assegno unico anche se hanno versato ad enti diversi

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Ieri il Consiglio dei ministri ha dato il via libera definitivo al decreto legislativo sulla totalizzazione dei contributi, il tassello che mancava al riordino della previdenza già varato dal Governo. Il provvedimento, per il quale sono state previste risorse pari a 186 milioni, consente al lavoratore di ottenere un'unica pensione anche se ha svolto attività diverse, con iscrizione a più enti pensionistici. La platea degli interessati da qui ai prossimi anni è di circa 2 milioni di lavoratori. Tra loro gli autonomi o liberi professionisti che hanno periodi di contribuzione come dipendenti, ma anche i cosiddetti co.co.co (i collaboratori coordinati e continuativi) o i lavoratori a progetto iscritti alla gestione separata Inps, i cui contributi non possono essere attualmente trasferiti. Il provvedimento è in linea con l'evoluzione del mercato del lavoro. Le previsioni indicano come nel futuro il posto fisso sarà sempre meno protagonista e i cambiamenti di attività lavorativa sempre più frequenti. Di rilievo le nuove norme anche per gli "over 55" che perdono il posto di lavoro e la cui eventuale ricollocazione nel settore dei lavori a progetto può trovare adeguata tutela previdenziale. Lo stanziamento per il triennio 2006-2008 è di 160 milioni, mentre altri 26 milioni erano stati previsti già nel 2001 ma non erano stati utilizzati. «Con questo provvedimento la riforma delle pensioni è totalmente attuata e con oggi si completa il lavoro del Welfare per quanto riguarda le grandi riforme», ha commentato il ministro del Welfare, Roberto Maroni, sottolineando i benefici per i lavoratori parasubordinati che finora non avevano una prospettiva di pensione se non quella di una contribuzione di venti anni, difficile per loro da raggiungere. Cosa cambia. Finora il lavoratore poteva ricorrere alla totalizzazione solo se aveva maturato nelle varie gestioni pensionistiche tutti i contributi e l'età richiesti per la pensione di vecchiaia. C'era anche il paradosso per cui chi invece aveva lavorato all'estero in Paesi diversi poteva computare ai fini della pensione tutti i periodi di attività svolti in questi paesi, a differenza di quanto accade in Italia. In base alla nuova normativa, invece, il lavoratore potrà totalizzare i diversi periodi di iscrizione nelle varie gestioni a precise condizioni: almeno 20 anni di contributi complessivi e 65 anni di età; 40 anni di contributi a prescindere dall'età; e che tutti i periodi da totalizzare abbiano una durata di almeno sei anni. La totalizzazione è permessa anche se con il cumulo dei vari anni di contribuzione non viene raggiunto il minimo contributivo in tutte le gestioni interessate alla totalizzazione. Il pagamento della pensione totalizzata sarà effettuato dall'Inps. Sistemi di calcolo. Il decreto, ha spiegato il sottosegretario al Welfare, Alberto Brambilla, mantiene i sistemi di calcolo già maturati «per coloro che hanno raggiunto il minimo nelle varie gestioni»; mentre, «per tutti i successivi periodi che vengono totalizzati e che prima erano assolutamente persi e per i quali non si è mai raggiunto il minimo nella gestione di appartenenza, viene applicato il sistema contributivo. Sistema che, - ha rimarcato il sottosegretario - garantisce prestazioni pari a quelle del metodo retributivo, trattandosi di soggetti che probabilmente totalizzerano dopo i 62 anni di età per l'anzianità e a 65 anni per la vecchiaia.

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