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Sul fronte «interno» il nodo è il personale

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Scontro per le trattative sul contratto scaduto e le cariche dirigenziali congelate

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È la difficile situazione del personale della Banca d'Italia che il neogovernatore, Mario Draghi, troverà al suo insediamento. Se, infatti, sul fronte esterno l'Istituto di via Nazionale ha tenuto banco nelle polemiche degli ultimi mesi, le cose non vanno meglio sul fronte interno. Il sospetto sul coinvolgimento dell'ex governatore Fazio nelle scalate a banche nazionali e le inchieste che ne sono seguite hanno messo uno stop alla trattativa per il rinnovo del contratto avviata più di un anno fa. Non solo. I sindacati accusano Fazio di aver modificato, con un atto unilaterale, il contratto di lavoro e di aver congelato nelle cariche più alte i funzionari di suo gradimento. Una partita che è finita in tribunale e che è stata vinta, almeno per i primi due gradi di giudizio, dai sindacati. «Draghi ritiri il ricorso presento in appello da Bankitalia e ripristini le corrette relazioni industriali», dicono all'unanimità Falbi, Fabi, Fisac Cgil, Uilca Uil e Fiba Cisl, che si aspettano a brevissimo termine una convocazione a Palazzo Koch. A mettere ancora di più in agitazione il personale e le organizzazioni sindacali, sono anche le voci, che si sono diffuse nei giorni scorsi, su un possibile taglio agli organici della Banca d'Italia, peraltro già calati del 16% in 9 anni. Per Luigi Leone, segretario generale della Falbi, «l'insediamento del governatore Draghi è preceduto da una campagna che non coglie la realtà. Si parla di ridimensionamento o di semi-smembramento della Banca, ma non sono voci fondate su dati reali. Quello che, invece, è certo è il fatto che negli ultimi 9 anni l'organico è diminuito di 1.400 unità». «Sulla questione dell'eventuale ridimensionamento dell'organico, stanno tutti correndo un pò troppo. Vogliamo prima conoscere il nuovo governatore e poi affrontare i temi». Preferisce la cautela Angelo Maranesi, coordinatore di Banca d'Italia per la Fabi. «Il problema vero di Bankitalia non è il sovrannumero dei dipendenti, ma la mancanza di un piano aziendale di medio periodo da discutere con i sindacati», commenta Claudio Vittori, coordinatore nazionale di Bankitalia di Fisac Cgil. «Per la Fiba - dice Pietro Mariani, coordinatore nazionale di Bankitalia del sindacato del credito della Cisl - la priorità è il ripristino delle relazioni industriali, che, di fatto, si sono arenate nel 2003». Mentre per Flavio Seno, coordinatore nazionale di Bankitalia della Uilca Uil, «Draghi si troverà, tra i primi compiti da assolvere, quello di nominare il successore di Giussani alla carica di segretario generale. E il nome prescelto sarà già un segnale forte circa la continuità o meno con la gestione Fazio».

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