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Banche troppo care, in campo Catricalà

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L'Authority sulla concorrenza apre un'istruttoria. Nel mirino un possibile cartello degli istituti di credito

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Troppo alti, secondo i consumatori italiani, e invece in linea con i paesi europei a sentire gli istituti di credito. Ora a far luce su chi ha effettivamente ragione tra i gli utenti, che dichiarano un salasso annuale sul conto corrente vicino ai 200 euro, e le banche che ribattono che la tosatura sui conti non supera i 30 euro, è l'organismo guidato da Antonio Catricalà. Che non appena ricevuto il via libera a occuparsi di concorrenza bancara grazie con la nuova legge sulla tutela del risparmio ha aperto un'indagine conoscitiva sulle tariffe. Obiettivo: fare chiarezza una volta per tutte e agire prontamente se fosse realmente evidente che le banche italiane applicano prezzi troppo elevati. Qualche indizio Catricalà lo ha già in mano. E cioè il fatto che anche in una fase economica debole «le banche stanno andando benissimo, con profitti enormi» ha spiegato. Insomma se i ritorni dall'attività tradizionale di prestito non sono così eccellenti per la stagnazione economica da qualche parte i soldi devono pure arrivare. Nessuno finora ha mai fatto piena luce su questo aspetto. Certo ora le cose sono cambiate con il pasaggio dei poteri sulla concorrenza bancaria da Palazzo Koch all'Authority. Catricalà ha voluto rilevare che la preoccupazione precedente per la stabilità del sistema ha messo «in secondo piano» quella per la competizione all'interno del settore. Preoccupazione che può riguardare l'Antitrust solo fino a un certo punto, perchè «se la stabilità è una priorità per il sistema bancario, l'efficienza dipende dalla concorrenza e la concorrenza può prevedere anche il fallimento». La determinazione di Catricalà è stata musica per le orecchie per le associazioni dei consumatori. Ma anche l'Abi, l'associazione che rappresenta le banche italiane, ha promesso la massima collaborazione agli ispettori del garante. Sotto accusa ci sono però, oltre ai costi dei conti correnti, anche quelli per una serie di servizi che bloccano la mobilità dei clienti da una banca all'altra. È il caso delle commissioni che si pagano per i trasferimenti e la chiusura dei conti. Anche qui qualcuno mente. Da una parte i consumatori, indicano prezzi che ammontano «a 100 euro, mentre le banche ne dichiarano 35/40». Un'idea Catricalà sembra già averla sul tema. Per lui «i costi dei trasferimenti devono essere stabiliti prima, immutabili ed equi, e anche i tempi dei trasferimenti devono essere ridotti». Le banche, intanto, pur contestando i consumatori sui prezzi dei servizi, qualche passo in avanti in tema di chiarezza lo comiciano a fare sul livello dei serivi offerti. L'ammissione di colpa è arrivata dal direttore generale dell'Abi, Giuseppe Zadra: «Non siamo soddisfatti del nostro attuale livello di servizio ma siamo assolutamente determinati a migliorarlo».

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