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«Ho sempre rispettato la legge»

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Chi può dire che il governatore è solo mentre tutti i Tg ripetono da ore la stessa notizia: Fazio è indagato, Fazio è indagato? Dall'altro lato del ricevitore, però, è sempre Palazzo Chigi. E sempre con la stessa richiesta: «Palazzo Koch va sgombrato. Su come e quando possiamo metterci d'accordo». È andata così, ieri, per gran parte della giornata, la mediazione affidata da Silvio Berlusconi direttamente a Gianni Letta. Ma convincere il governatore non è facile. Lui, grande appassionato di Sant'Agostino, su poche cose ha una certezza incrollabile. E una di queste è che mai e poi mai è stata infranta la legge. Tanto che di fronte al linciaggio della piazza, affida a una nota ufficiale il suo pensiero: «Il governatore ha avuto notizia soltanto dai giornali della iscrizione nel registro degli indagati a Milano. Non disponendo di altre fonti di informazione non può né smentire né confermare, ma sin d'ora afferma con assoluta sicurezza di aver operato nel rispetto della legge e di essere assolutamente tranquillo con la sua coscienza. Se necessario, inoltre, sarà a disposizione dei magistrati per fornire ogni chiarimento». Ma la macchina che deve travolgere questo funzionario dello Stato ormai è lanciata. Da mesi i grandi giornali di proprietà di quei poteri così poco "forti" da rischiare di restare travolti da Fiorani e i "furbetti del quartierino" stanno preparando il terreno. E adesso, in barba a ogni molecola di garantismo, l'avviso di garanzia dei magistrati di Milano risuona come una condanna già scritta. Il reato ipotizzato, d'altronde, è pesante: insider trading. Nessuno si domanda come sia uscita dal Palazzo di giustizia lombardo e perchè proprio adesso una notizia che risalirebbe all'estate scorsa (subito dopo il primo interrogatorio di Fiorani). Fazio è su questo che ragiona, sa che il suo sacrificio è il prezzo da pagare a una lotta di potere e non ci sta a farsi di lato nel disonore. Così decide di rispondere a Letta. E inizia una trattativa che può apparire surreale se messa in relazione al fiume di inchiostro che sta correndo da settimane per distruggere l'immagine del governatore. «D'accordo, dice a un certo punto Fazio: se volete la mia testa, prendetela, ma almeno lasciatemi l'onore delle armi, magari con una presidenza onoraria della Banca d'Italia. Ma da domani Via Nazionale non sarà più la stessa e il governo non può subire lo scacco di un governatore con le ore contate. Letta prende tempo, sa che le lancette d'orologio corrono a suo favore. A questo punto Palazzo Koch manda un segnale. Un parlamentare di Forza Italia, Giorgio Jannone, rende pubblica la disponibilità di Fazio a lasciare il suo posto la prossima settimana, dopo il via libera al ddl risparmio alla Camera. Da Palazzo Chigi però non arriva più nessuna chiamata. Nel palazzo del governo c'è chi dice «Summus ius, summa iniuria». Ma il telefono di Palazzo Koch tace. E allora via da quelle stanze, in cerca di un momento di riflessione. Fazio sale in macchina e nel tardo pomeriggio, scortato dai fotografi come una star del cinema, si rifuggia nella chiesa di San Claudio, in Piazza San Silvestro, nel cuore di Roma. Anche in Vaticano, a quanto pare, gli avrebbero girato le spalle. All'uscita della chiesa accenna a un saluto, a mezzo sorriso, mentre i flash scattano come dannati. E i fantasmi si preparano ad accompagnare il governatore in una nuova notte di tormento.

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