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Assalto decisivo a via Nazionale

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Giulio Tremonti rompe gli indugi. Non è più il caso d'attender oltre. L'iscrizione di Antonio Fazio nel registro degli indagati da parte del Tribunale di Milano - notizia confermata da fonti finanziarie e giudiziarie - è stata la goccia che ha fatto traboccare la misura. Tremonti ha definito la situazione venutasi a creare «non più accettabile». Il Governatore, a questo punto - secondo il ministro dell'Economia - deve fare un passo indietro e dimettersi. Ma, giacché Fazio non intende muoversi da Palazzo Koch, sarà il governo a introdurre nuove norme che lo inducano a lasciare. Tremonti ha intenzione di andare fino in fondo. Ha sopportato troppo. Stavolta vuole intervenire personalmente, tappando la bocca a chi ha accusato, in quest'ultimo periodo, il governo d'esser latente. Ma come far fuori Fazio? È lo stesso ministro a spiegarlo, dopo aver parlato per telefono con Berlusconi, a Bruxelles per il Consiglio Europeo. «Il Governatore della Banca d'Italia - puntualizza - verrà nominato dal governo, sentendo il parere del Parlamento e con il consenso dell'opposizione. L'esecutivo non deciderà in modo autocratico, perché non cerca di estendere il proprio potere sulla Banca d'Italia. Casomai è l'opposto». Il governo sarà costretto a correggere in modo radicale il testo della riforma del risparmio. Per far sloggiare Fazio, Tremonti ha pronta una norma transitoria che fisserebbe un limite di tempo entro il quale lo statuto di Bankitalia dovrebbe adeguarsi alla riforma dei meccanismi di nomina e dei poteri del proprio vertice. A quel punto, inizierebbe la trattativa con la Bce per evitare che la norma sia impugnata davanti alla Corte di giustizia europea. Per approfondire la questione, il Consiglio dei Ministri si riunirà in seduta straordinaria martedì prossimo. È probabile che dal Cdm esca un atto del governo che indichi come non ci siano più le condizioni per la permanenza di Fazio. Tremonti non tentenna. Basta indugi. E per dimostrarlo ha intenzione di chiedere il voto di fiducia sulla riforma del risparmio. D'altro canto, il ministro ha dalla sua parte una larghissima parte della maggioranza. La Lega ha lasciato cadere ogni tentennamento. Inoltre, il ministro ha incassato anche il «pieno appoggio» del segretario dell'Udc Cesa, nonostante alcuni esponenti del partito continuino a porre alcuni distinguo. Oltretutto, anche l'opposizione sembra intenzionata ad appoggiare Tremonti. A due condizioni, però. Primo: non si dovrà toccare il falso in bilancio - vero nodo del confronto col centrosinistra - e non si dovrà porre la questione di fiducia. L'opposizione la pensa come Tremonti, è pronta a sedersi al tavolo delle trattative e a scendere a patti, purché il governo non provi a stralciare le norme sul falso in bilancio. In linea di massima, il sistema studiato dal ministro dell'Economia piace al centrosinistra. Vannino Chiti (Ds) propone, ad esempio, la nomina del Governatore da parte del governo, a condizione che sia prevista la ratifica obbligatoria con maggioranza qualificata di due terzi da parte delle commissioni di Camera e Senato. Rutelli (Margherita) fa sapere che è «cessato il rapporto di fiducia verso il Governatore». Ed Enrico Letta fa da sponda a Tremonti: «Mi sento di incoraggiare il governo sulla strada di una scelta definitiva per il vertice di Bankitalia, ma dico no a tentativi furbi di utilizzare la riforma per reintrodurre maglie più larghe per il reato di falso in bilancio». E c'è già chi auspica che Fazio, dopo l'approvazione della riforma, possa dimettersi già la prossima settimana.

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