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Bondi pronto a denunciare le banche

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Annunciate iniziative legali contro gli istituti che alterano l'andamento del titolo

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È quanto trapela da una nota diffusa ieri dal gruppo di Collecchio relativamente alle azioni revocatorie e risarcitorie avviate. Un atteggiamento duro nei confronti degli istituti di credito, confermato da fonti legali e finanziarie sia vicine al colosso alimentare sia vicine ad alcune banche. Questo perchè Collecchio si ritiene di fatto danneggiata in Borsa dalle modalità con cui alcuni istituti avrebbero centellinato alla stampa informazioni sull'andamento dei contenziosi in atto, mentre il titolo ha continuato a cedere terreno (ieri ha chiuso in calo dello 0,91% a 2,06 euro). «La società - scrive in particolare Parmalat, riferendosi all'eccezione di incostituzionalità sollevata dinanzi al tribunale di Parma e alla minaccia di ricorsi alla Corte di Giustizia europea - si riserva di sottoporre i fatti alle autorità competenti, in quanto potenzialmente idonei ad influire negativamente sull'andamento del titolo». Nel mirino dell'ad Enrico Bondi e dei suoi non ci sono soltanto le banche straniere ma anche quelle italiane. Questo perchè i vertici degli istituti di credito nazionale, stando a indiscrezioni riportate dalla stampa, avrebbero concordato alcune mosse comuni in coda alla riunione dell'Abi svolta a Roma lunedì scorso. «Tutto sta a capire come mosse e strategie sono fatte arrivare alla stampa», ha sottomineato un operatore, rilevando «la debolezza del titolo» ormai giunto ben sotto la soglia d'allarme, e cioè 2,2 euro, che lo stesso Bondi aveva ipotizzato come pericolosa in caso di Opa. E mentre la società annuncia l'ulteriore dismissione continuando nell'azione di risanamento con la cessione per 17,8 milioni del ramo d'azienda dei prodotti da forno Italia a MisterDay, società controllata dal gruppo Vicenzi Biscotti, l'andamento del titolo preoccupa il comitato azionisti. Questi soci hanno proposto ieri la fusione di Parmalat spa e Parmalat Finanziaria, che consentirebbe, a loro giudizio, un recupero fiscale di circa 5 miliardi di euro e darebbe immediato valore al titolo. Meglio, dicono, delle battaglie legali che si annunciano «lunghe e irte di difficoltà»

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