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Costo del denaro in salita

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Domani la Bce alza i tassi

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Tutto questo in attesa che la ripresa, fin qui in Europa abbastanza asfittica, si consolidi. Un messaggio che con ogni probabilità resterà inascoltato, in quanto proprio domani è probabile che l'Eurotower decida di rialzare il tasso base di un quarto di punto, al 2,25%, dopo due anni e mezzo di tassi fermi al minimo storico del 2%. Il Consiglio direttivo - sempre più impensierito dall'inflazione - aumenterà i tassi in maniera «moderata», ha spiegato recentemente il presidente Jean-Claude Trichet, ricordando che l'ultimo incremento del saggio di interesse risale a ottobre del 2000. Nel linguaggio dei banchieri centrali, l'aggettivo "moderato" dovrebbe potersi interpretare come un ritocco di 25 punti base, anche se alcuni analisti, non escludono l'ipotesi di un incremento di mezzo punto. Dal 18 novembre, giorno in cui Trichet ha preannunciato - sorprendendo un pò tutti - un irrigidimento della leva monetaria, le reazioni non si sono fatte attendere. E sono state abbastanza eterogenee. Sul fronte italiano, dopo le forti perplessità sollevate proprio lo stesso 18 novembre dal viceministro dell'Economia, Mario Baldassarri, che aveva parlato di decisione "masochistica", ieri è stato il ministro per le Politiche comunitarie, Giorgio la Malfa, a rimarcare come un aumento del costo del denaro sia «del tutto ingiustificato e molto pericoloso». I ministri delle Finanze di Eurolandia si sono mossi invece in ordine sparso. A parlare per tutto l'Eurogruppo, esprimendo tuttavia opinioni anche personali, è tornato ieri a Bruxelles, in un'audizione al parlamento europeo, il presidente Jean-Claude Juncker. Ribadendo quanto va dicendo già da alcuni giorni, il premier lussemburghese ha sottolineato che un aumento del costo del denaro «non è un'imposizione assoluta», osservando che la Bce deve comunque tenere conto delle conseguenze che ne deriverebbero per l'economia.

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