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L'Istat conferma, la ripresa è già iniziata

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La ricchezza prodotta dal Paese nel 2005 cresce dello 0,1%, più di quanto previsto dal governo

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Nel terzo trimestre il Pil italiano (cioè la ricchezza prodotta dal Paese) è salito dello 0,3% (grazie anche a due giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente), a fronte del +0,6% segnato nello stesso periodo dai paesi dell'area euro. Secondo le stime preliminari dell'Istat, il Pil dell'intero 2005 dovrebbe così aggirarsi intorno al +0,1%, un risultato superiore alle stime del governo (che per quest'anno ha previsto una crescita piatta) ma inferiore a quelle del Fondo Monetario Internazionale e dall'Ocse, secondo le quali il Pil italiano salirà nel 2005 dello 0,2%. Previsione quest'ultima condivisa anche dall'Isae, convinto che «i segnali congiunturali sull'andamento dell'economia italiana rimangono, nella prospettiva dei prossimi cinque-sei mesi, complessivamente favorevoli». Soddisfatto il governo: «buono» ha affermato il ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, commentando le rilevazioni dell'Istituto nazionale di Statistica, che ha sottolineato come nel terzo trimestre il Pil sia rimasto invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Plaudono al segno positivo anche il ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi, ed il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi. Per il primo «il segno più è incoraggiante», mentre il secondo ha messo in evidenza come «l'Italia cresca nonostante la Cgil e l'opposizione, che costituiscono un vero fattore di handicap». Tiepide le imprese che, pur apprezzando «il segno più», hanno ricordato con il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo la necessità di «scelte strutturali» per il rilancio dell'industria, l'unico comparto - secondo quanto emerge dai dati Istat - ad aver registrato nel terzo trimestre un aumento del valore aggiunto. L'agricoltura, infatti, ha registrato una flessione, mentre i servizi hanno mostrato una sostanziale stazionarietà. I commercianti invece appaiono divisi nella valutazione del dato. Secondo il presidente della Confcommercio, Sergio Billè, «il peggio è ormai alle spalle. In barba ai soliti uccelli del malaugurio, sta finalmente arrivando per la nostra economia qualche confortante e significativo segnale di ripresa». Per il presidente della Confesercenti, Marco Venturi, invece, le stime dell'Istat «spengono ogni residuo entusiasmo sulle prospettive di crescita del Paese, sulle quali si erano fatte delle illusioni che, invece, si sono andate a scontrare con le difficoltà vere del Paese». Scettici, infine, i sindacati e l'opposizione. Il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, non reputa il dato Istat come un «segnale di inversione di tendenza perchè l'aumento è leggerissimo». Per il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani, commentare «ogni trimestre è inutile. L'Italia è in fase di sostanziale stagnazione».

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