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Finanziaria, il Governo stringe sulle lotterie

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La delega sui giochi slitta al decreto legge fiscale. Che oggi dovrebbe passare con la fiducia

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Urge un riordino sprint perchè il comparto non conosce crisi e gli introiti fiscali possono solo crescere. Prima è meglio è. Sarà anche per questo che la delega all'esecutivo per una nuova regolamentazione è saltata dalla legge Finanziaria, dove era prevista all'art.66, ed è ricomparsa nel decreto fiscale. Proprio quello su cui ieri il ministro dei rapporti Carlo Giovanardi ha chiesto il voto di fiducia. Il cambio di corsia non ha cambiato la sostanza della delega, ma solo il titolo che è diventato: «Contrasto alla diffusione dei giochi illegali». La sostanza, insomma, non muta e da domani via XX settembre avrà mano libera sulle nuove regole che disciplineranno, tra gli altri, il lotto, le scommesse e le lotterie. Una decisione che ha provocato qualche mugugno nei senatori, anche quelli di maggioranza, che sul tema avevano preparato una serie di emendamenti e di proposte. Niente da fare. Resterà tutto nel cassetto per ora. Non è il solo aspetto su cui si sono creati attriti tra il Parlamento e il Governo. L'altro nodo riguarda il futuro disegnato dal ministro dell'economia Giulio Tremonti per l'Anas, la società pubblica concessionaria di strade e autostrade. Per la quale sta per passare l'ipotesi dello «spezzatino». E cioè il suo scorporo in due parti distinte. La prima che si occuperebbe di gestire le strade su cui sarebbe introdotto un pedaggio. La seconda dedicata solo alla sicurezza e alla manutenzione stradale. Un'ipotesi che ha registrato la dura presa di posizione del senatore Luigi Grillo che, in un suo emendamento al decreto legge per le infrastrutture, aveva escluso questa soluzione. Contrari alla soluzione anche i sindacati. L'esecutivo sembra,però, aver invertito la rotta di 180°. Le critiche sulla gestione troppo accentrata, da parte del dicastero dell'Economia, della sessione di bilancio sono arrivate a Tremonti anche dagli stessi colleghi. Ieri ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, ha puntato l'indice sulle «modalità con cui si è presentato il maxiemendamento al decreto fiscale, irrispettose del Parlamento e del governo nella sua collegialità». A difendere l'operato del Governo è sceso, invece, in campo il sottosegretario Giuseppe Vegas: «Quanto è stato fatto in questi anni rappresenta sostanzialmente la base di quanto ci proponiamo di fare nei prossimi anni, se saremo ancora chiamati dagli elettori a responsabilità di governo del Paese. In merito a ciò devo dire che non ci sono stati suggeriti modelli alternativi ragionevoli e proponibili». Intanto oggi il dl fiscale otterrà il voto di fiducia dopo che il Governo lo ha integrato con un maxiemendanto che prevede tra l'altro la priorità dell'alienazione degli immobili pubblici il cui prezzo sia determinato secondo valori di mercato. Mano libera dunque all'Agenzia del Demanio per i beni a uso non abitativo appartenenti al patrimonio pubblico. Nel dl trovano posto poi le norme che modificano la Pex (Partecipation exemption) e l'esenzione dall'Ici per gli immobili di organizzazioni non-profit, della Chiesa cattolica e delle altre confessioni religiose. «L'impianto della nuova disciplina della Pex, costituisce un segnale politico ed etico importante», ha detto il relatore del testo Riccardo Pedrizzi(An) che ha aggiunto «che il passaggio della misura dell'esenzione dal 95 al 91% e, a decorrere dal 2007, all'84%, costituiscono un idoneo punto di equilibrio tra l'esigenza di porre un freno a possibili fenomeni di elusione fiscale e quella di non scoraggiare gli investimenti finanziari in Italia».

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