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Le mosse dei magistrati inguaiano la Bpi

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Il possibile prolungamento del sequestro delle azioni Antonveneta getta il panico in Borsa

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In una sola seduta, ieri l'ex Lodi ha bruciato 750 milioni di euro, quasi un terzo della capitalizzazione. Un tonfo (-19,9%) provocato da due fattori chiave: da un lato i dubbi sulla consistenza patrimoniale della banca divulgati da alcuni quotidiani (Bpi ha annunciato nuove querele per Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore); dall'altro i timori che i Pm di Milano decidano di prolungare il sequestro delle azioni Antonveneta in mano alla Popolare Italiana e agli altri presunti concertisti (oggi dovrebbe esserci un vertice tra i pm e gli avvocati di Bpi, Ricucci, Danilo Coppola, Emilio Gnutti e i fratelli Lonati). In questo caso, Bpi non potrà consegnare i titoli già promessi agli olandesi dell'Abn Amro e incassare i 2 miliardi con cui riportare i conti in uno stato di massima solidità. Nel mirino, dunque, c'è ancora Ricucci, che pur ridimensionato dopo la vendita delle quote di Rcs, Capitalia e Bpi in pegno alla Deutsche Bank, resta al centro delle inchieste della magistratura. Ed evidentemente poco importa ai magistrati se i tempi delle indagini non coincidono con quelli della finanza, con il risultato di erodere gli investimenti di migliaia di risparmiatori e lo stesso capitale di una delle maggiori banche italiane. Così, nonostante il tentativo della Popolare Italiana di cambiare rotta, dopo la gestione Fiorani, la perdita di valore della quota Rcs in pegno e il tiro corale della stampa mandano al tappeto l'ex Lodi. A pesare è la mossa di Deutsche Bank, che aveva collocato la quota Rcs di Ricucci facendo perdere importanza a quella del 14,7% detenuta in pegno da Bpi (il patto ha ormai acquisito la maggioranza dei due terzi di Via Rizzoli). Ma i dubbi sulla sua solidità patrimoniale e sulle operazioni realizzate con gli hedge fund, oltre al possibile prolungamento del sequestro delle azioni Antonveneta, hanno portato i titoli dell'istituto verso il crollo, nonostante numerose sospensioni al ribasso. Un comunicato emesso in fretta e furia dalla Bpi a metà giornata dove si respingevano i dubbi sulla solidità, ricordando i dati ufficiali comunicati in occasione della semestrale e si annunciavano azioni legali, ha dato solo una breve pausa momentanea. «Il processo di dismissione» degli investimenti negli hedge fund, che ammontano a un controvalore di circa 925 milioni di euro, spiegava la Bpi nella nota «è tuttora in corso e non si prevedono impatti negativi». La Popolare informava quindi di aver chiesto il rimborso di circa 260 milioni. «Di questi, 215 milioni sono stati già incassati senza ulteriori impatti negativi sul conto economico rispetto alle valutazioni già effettuati». Intanto però gli scambi a Piazza Affari aumentavano a velocità vertiginosa arrivando a ben il 7,7% del capitale totale e la Borsa allargava i parametri di ribasso oltre la soglia del -20% per poi attestarsi sul 19,9% a quota 6,189 euro. Molto poco per una banca che secondo i trader possiede invece «buoni fondamentali».

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