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Gemina, il mercato crede all'Opa

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E nonostante i componenti del patto di sindacato di Gemina hanno riaffermato quasi tutti la propria fiducia nel management e che non intendono aderire a un'eventuale offerta. Save ieri ha lasciato sul terreno il 4,78% a 19,31 euro; Gemina ha fatto invece un balzo del 6,71% a 2,25. Tutto questo alla vigilia dell'incontro di oggi tra Enrico Marchi, presidente della Save e Pier Giorgio Romiti, amministratore delegato di Gemina in cui la società veneta illustrerà le linee guida del piano di sviluppo industriale che intende portare avanti dopo aver fatto suo il 10,4% della finanziaria milanese e con la Finint un altro 2,006%. L'obiettivo è quello di attivare le possibili sinergie tra Save e Adr, la società che gestisce gli scali romani di Fiumicino e Ciampino, di cui Gemina detiene il 51%. Marchi cercherà di convincere i Romiti (che con Miotir detengono il 15% di Gemina mentre un altro 5% fa capo direttamente a Cesare Romiti) sui vantaggi dell'operazione sull'asse Roma-Venezia, un'integrazione tra gli aeroporti focalizzata soprattutto sul business della ristorazione, engineering, tlc e parcheggi. Il faccia a faccia servirà anche per valutare la possibilità di un accordo sull'ingresso di Marchi nel patto di sindacato di Gemina. Romiti al momento sembra contrario, mentre gli altri soci del patto avrebbero dato una disponibilità di massima. A partire da Generali e Ligresti. Però il Leone, al pari di Mediobanca, spinge per una soluzione morbida, senza scontri tra i due principali azionisti. La soluzione dell'opa, quindi, sarebbe solo l'ultima spiaggia nel caso in cui i Romiti scegliessero la strada del muro contro muro. Contatti positivi ci sarebbero già stati, inoltre, tra i veneti ed Edison, Epifarind e diversi soci bancari che non ritengono la partecipazione Gemina strategica (Deutsche Bank, Ubs, Credit Suisse First Boston). L'andamento del titolo Gemina in Borsa, però, lascia intendere che il rastrellamento delle azioni non sia terminato. E che Save abbia già incrementato la sua quota di capitale. Se si arrivasse all'opa, alcune banche internazionali sarebbero pronte a mettere i soldi. Non a caso ieri sono proseguiti a Londra una serie d'incontri organizzati da Citigroup fra gli analisti finanziari e Marchi. Resta della partita anche Clessidra, il fondo di private equity di Claudio Sposito, nonostante sia stata bocciata l'offerta presentata agli azionisti del patto Gemina che prevedeva di rilevare le azioni degli uscenti a circa 1,8 euro e partecipare a un aumento di capitale da 150 milioni. A Piazza Affari ieri qualche operatore ha anche ipotizzato che i veneti possano stringere un'alleanza con Sposito e lanciare un'offerta ostile a debito. Intanto Deutsche Bank, azionista di Gemina con il 2,254% fino al 10 ottobre scorso, ha riconfermato un target price di 3,2 euro per la finanziaria milanese. Mentre Credit Suisse First Boston ha ridotto entro il 2% la sua partecipazione.

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