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Diventa più semplice cumulare le pensioni

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Per unificare le prestazioni delle diverse casse previdenziali bastano 20 anni di versamenti

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Con l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legislativo sulla cosiddetta totalizzazione, diventa più facile cumulare in modo gratuito i versamenti effettuati in diversi enti pubblici e privatizzati, come l'Inps e le casse dei professionisti (ad esempio la cassa forense, la cassa degli architetti, quella dei medici o quella dei ragionieri). La totalizzazione era già prevista dalla Finanziaria 2001 (articolo 71) e dal successivo regolamento di attuazione (57/2003): questa disciplina adesso è abrogata dalle nuove norme che ampliano la platea dei beneficiari e fissano requisiti meno severi. «Il provvedimento - ha spiegato il ministro del Welfare, Roberto Maroni - consentirà a quei lavoratori, che hanno versato nel corso della loro vita lavorativa contributi previdenziali in enti di previdenza diversi, di totalizzare questi periodi contributivi e di avere la loro pensione anche se in nessuna delle casse hanno raggiunto il minimo di anni contributivi previsti». Come funziona. A tutti i lavoratori dipendenti, parasubordinati e professionisti, iscritti a due o più istituti di previdenza obbligatoria, è data facoltà di cumulare i periodi contributivi non coincidenti in modo da conseguire un'unica pensione. La totalizzazione può essere richiesta se il lavoratore ha versato almeno cinque anni di contributi a ogni ente e non è già titolare di un trattamento pensionistico autonomo. «Oggi - ha sottolineato Maroni - c'è una situazione paradossale per la quale si può rischiare di avere 35 anni di contributi nelle diverse casse e di non avere la pensione». Con le nuove norme sarà possibile totalizzare i contributi chiedendo la pensione all'ultimo ente al quale si è versato che poi si rivarrà sugli altri. La facoltà di totalizzare può essere esercitata a condizione che il soggetto interessato abbia compiuto 65 anni e possa far valere un'anzianità contributiva di almeno 20 anni. Oppure, a prescindere dall'età anagrafica, bisogna aver accumulato un'anzianità contributiva di almeno 40 anni. Porta aperta agli atipici. Il decreto, che in questi mesi è stato messo a punto sotto la regia del sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, amplia la platea dei possibili beneficiari della nuova pensione. Più di un milione di lavoratori atipici potrà infatti andare in pensione con 20 anni di anzianità, mentre l'anzianità richiesta normalmente per il pensionamento va dai 30 anni della maggior parte delle casse privatizzate ai 37 anni del sistema pubblico. I lavoratori atipici iscritti all'Inps, inoltre, avranno la possibilità di versare di tasca propria anche a un'altra cassa in modo da ottenere una pensione anche dal secondo istituto. La pensione finale è determinata dalle gestioni interessate, ciascuna per la propria parte di competenza. Gli istituti di previdenza pubblici seguiranno le regole del sistema contributivo. Gli enti privatizzati utilizzeranno il sistema di calcolo contributivo sulla base, però, di alcuni parametri speciali. Le risorse per far decollare la nuova totalizzazione sono state stanziate nellla manovra finanziaria del 2006 e ammontano a 160 milioni.

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