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Pensioni, la riforma del Tfr pronta a partire

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Stabiliti i criteri per l'accesso al credito delle imprese. Sindacati in allarme sulle ultime modifiche

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Dal primo gennaio i lavoratori dovranno decidere se lasciare il proprio tfr (trattamento di fine rapporto) in azienda oppure versarlo nei fondi pensione. Una scelta dettata dalla necessità di integrare il futuro trattamento pensionistico che, secondo tutte le stime, nei prossimi anni si ridurrà progressivamente. In tal modo, però, le imprese saranno private di un'importante fonte di autofinanziamento. Per questo motivo il ministro del Welfare, Roberto Maroni e ha siglato ieri con l'Abi (Associazione bancaria italiana) un protocollo d'intesa che fissa i requisiti minimi per l'accesso al credito agevolato delle aziende orfane del tfr. Partita aperta. Non è detto che la partita sul tfr sia chiusa del tutto. Le commissioni di Camera e Senato hanno ridimensionato la priorità assegnata ai fondi pensione contrattuali gestiti da sindacati e datori di lavoro. Una priorità voluta dai sindacati ma osteggiata dalle assicurazioni per il timore di essere penalizzate nella corsa ad accaparrarsi il tfr, una torta che vale circa 13 miliardi di euro l'anno. In caso di silenzio - assenso il tfr - stabilisce il testo del decreto - va ai fondi pensione chiusi, salvo diversi accordi aziendali. Il Parlamento invece suggerisce di aggiungere la possibilità di fare salvi anche i diversi accordi intervenuti tra i lavoratori senza il consenso dei sindacati. Credito agevolato. Altro fronte ancora aperto è quello del Fondo di garanzia messo a punto dal Governo per compensare le aziende orfane del Tfr. Preoccupa la possibilità che la Ue lo bocci giudicandolo aiuto di Stato. Ieri sera Maroni e il presidente dell'Abi, Maurizio Sella, hanno firmato il protocollo per la concessione del credito alle imprese. Per ciò che riguarda le aziende con contabilità ordinaria, è necessario che il loro patrimonio netto non sia inferiore al 5% del passivo e che gli ultimi due bilanci approvati non abbiano oneri finanziari superiori al 5%. Per ciò che riguarda le imprese con contabilità semplificata, il requisito è quello di avere un utile o un pareggio di bilancio negli ultimi due esercizi prima della richiesta del credito. Il tasso a cui viene concesso il credito è quello dell'Euribor a sei mesi più il 2%. Attualmente sarebbe quindi del 4,16%. Maroni ha inoltre sottolineato che «le commissioni parlamentari chiedono al Governo di prevedere una moratoria per le imprese che non hanno i requisiti fissati dal protocollo». Questa ipotesi ha messo in allarme i sindacati che temono una previdenza complementare a due velocità per i lavoratori.

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