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Angeletti: «La Fiat grande già a fine 2005»

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Ottimismo sul piano di rilancio dell'auto. «Sì alla cassa integrazione, ma nessun taglio all'occupazione»

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Ne è convinto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che prevede per la casa automobilistica torinese un ritorno all'utile già nel 2005. Questo, spiega il sindacalista, è il motivo per il quale il titolo è nell'occhio del ciclone: «scalare il Lingotto oggi costa relativamente poco e chi lo farà avrà il controllo di un'azienda risanata». Attenzione però: il piano di rilancio non deve prevedere ulteriori sacrifici in termini di posti di lavoro, altrimenti sarà battaglia. Ottimismo, dunque, ma anche un avvertimento all'amministratore delegato Sergio Marchionne che domani salirà le scale di Palazzo Chigi per illustrare a Governo, parti sociali e rappresentanti istituzionali degli enti locali, gli aggiustamenti al piano dell'auto. Un piano che dovrà chiarire a quali modelli, con quali volumi e in quali stabilimenti, Fiat Auto intende perseguire nei prossimi mesi il rilancio del settore. Angeletti, cosa si aspetta dal piano-Marchionne? Innanzitutto l'impegno dell'azienda a non chiudere gli stabilimenti. E poi garanzie di una politica industriale coraggiosa, con un serio impegno indirizzato al lancio dei nuovi modelli. Segnali in questa direzione sono già arrivati dall'azienda. Per questo sono convinto che già dalla fine di quest'anno, o al massimo dal 2006, il settore auto annullerà le perdite. A Marchionne bisogna riconoscere che ha imboccato la strada giusta per il risanamento. Una cura che passa da un forte contenimento dei costi su tutte le attività. E che non esclude nuovi ricorsi alla cassa integrazione. I lavoratori dovranno sopportare ancora sacrifici? Se sarà tagliato anche un solo posto di lavoro sarà battaglia. Anche perché un'azienda che punta a riconquistare quote di mercato non può pensare di farlo chiedendo altri sacrifici ai lavoratori che in questi anni hanno già subìto abbastanza il peso della crisi. Per agevolare la ripresa saranno accettati altri periodi di cassa integrazione, ma solo se inquadrati in modo consapevole nel piano di rilancio. Lei mi sembra molto fiducioso, un po' come gli inevestitori che in queste settimane hanno fatto schizzare il valore del titolo. Chi c'è dietro questi movimenti in Borsa? Non ho gli elementi per fare nomi e cognomi. Ma sono convinto che in molti hanno grande appetito. Perché? Oggi la Fiat costa relativamente poco. Il prezzo delle azioni è molto basso, quindi è facile scalare un'azienda che promette di tornare grande. Sullo sfondo ci sono le banche creditrici, che a settembre convertiranno il prestito di 3 miliardi in azioni e diventeranno il primo azionista della Fiat. Sono loro che manovrano? Tutto è possibile, ma una cosa deve essere chiara. Se qualcuno ha in mente di assumere il controllo dell'azienda deve mettersi in testa di produrre auto, cioè deve avere come unico obiettivo l'efficienza e lo sviluppo industriale della Fiat. In linea con quanto fatto finora dalla famiglia Agnelli, a cui va riconosciuto di avere sempre puntato sulle auto anche quando potevano fare grossi affari altrove. A cosa si riferisce? Per esempio alla Telecom: avrebbero potuto comprarla senza grandi sforzi. Pensa che lo Stato debba intervenire ancora a sostegno della Fiat? L'unico modo per sostenere la Fiat è comprare le auto che produce. Quindi niente incentivi alla rottamazione o cose del genere? Il provvedimento della rottamazione aveva senso quando la Fiat deteneva la maggioranza delle quote di mercato. Oggi servirebbe solo ad agevolare le case straniere. Intanto gli enti locali hanno comprato per 70 milioni di euro un bel pezzo dell'area industriale di Mirafiori. Anche questo è un aiuto pubblico, non crede? Mirafiori è stato colpito duramente dalla crisi, con circa un terzo dei posti di lavoro andati in fumo. Molti spazi erano al momento inutilizzati. Mi auguro che i progetti allo studio degli enti locali possano creare presto nuova occupazione.

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