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Profondo rosso per il commercio estero

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Il peggior dato dal 1992: il saldo degli scambi è negativo per 6,2 miliardi di euro

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277milioni di euro a fronte di un disavanzo di 2.724 milioni registrato nello stesso periodo del 2004. A maggio il deficit ha segnato un meno 366 milioni di euro per via dei rincari del petrolio e dei prodotti energetici. Nel quinto mese dell'anno, rispetto allo stesso periodo del '94, le esportazioni dell'Italia verso il mondo sono aumentate dell'8,9% e le importazioni dell'11,1%. «Anche se l'export migliora - ha commentato il ministro delegato al Commercio estero Adolfo Urso - non riesce a compensare il forte peso dei prodotti energetici sulla bilancia commerciale. Oltre la metà delle importazioni è rappresentato dall'energia, che scontano l'aumento del prezzo del petrolio». Il caro petrolio si fa sentire. Nelle esportazioni i maggiori rialzi hanno riguardato il settore petrolifero (+62,2%) e quello agricolo e della pesca (23,1%). Nelle importazioni, gli aumenti più elevati li ha registrati il settore dell'energia elettrica, gas e acqua (+84,4%) e dei minerali energetici (+65%). Per Stefano Cetica dell'Ugl «i dati dimostrano che bisogna supportare il made in Italy» e sul fronte del caro petrolio occorre «agire per contenere le tensioni sui prezzi, i cui effetti appesantiscono la nostra bilancia commerciale». Per la segretaria confederale della Cgil Marigia Maulucci «le esportazioni che sembrano crescere nei primi sei mesi del 2005, in realtà crescono solo per via dell'aumento dei prezzi trainato dai derivati dal petrolio. Sulle quantità, infatti, c'è persino una diminuzione». Buone performance si registrano in ambito Ue. Le esportazioni dell'Italia verso i paesi comunitari sono aumentate dell'8,3% e le importazioni del 7,2%. Il saldo commerciale è risultato positivo per 181 milioni di euro, a fronte di un surplus di 34 milioni di euro registrato nello stesso mese del 2004». Proprio a proposito dell'export italiano si registra una ripresa tra i principali partner commerciali europei: + 16,3% in Spagna, +9,5% in Francia e +4,5% in Germania. Segno negativo per Lussemburgo, Lituania e Cipro.

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