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di GIUSEPPE DE FILIPPI C'È un problema in più per l'Italia di potere o aspirante al potere: bisogna ...

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Certo, Berlusconi è stato comunque un po' sibillino. Forse troppo sibillino per le richieste di chi voleva subito prenderne a prestito l'opinione. Cosa ha detto? Non si è speso per un chiaro appoggio o per un evidente bocciatura. Si è dichiarato estraneo alle operazioni che hanno come motore il finanziere romano, ma ha anche dato un giudizio negativo sulle continue critiche a Ricucci e ha detto che non è accettabile che i poteri forti mettano sotto accusa uno solo perché sta provando a inserirsi nel grande gioco. Abbastanza per scuotere e mettere in agitazione i nemici di Ricucci, poco per chi sperava di poter scegliere finalmente da che parte stare (scelta facile non solo per i berlusconiani, ma anche per chi per principio la pensa all'opposto del presidente del consiglio). Poi è arrivato Confalonieri. Ha scelto la via minima, quella legalitaria e garantista, ma ha piazzato un colpo: se uno non infrange le leggi e sta nelle regole del mercato perché non dovrebbe avere diritto di partecipare alle grandi partite finanziarie? Ovvietà, si potrebbe dire. Ma con il clima che c'è intorno a Ricucci e alle sue mire su banche e Corriere della Sera anche le ovvietà si caricano di significati. Però non c'è quel supporto esplicito, chiaro e forte, che avrebbe tagliato fuori tutti i dubbi. Non c'è il "capitani coraggiosi" di Massimo D'Alema dei tempi della scalata Telecom. E così la vita di chi proprio deve pensare qualcosa su Ricucci resta grama. Finora c'era stato un faro, non proprio sfavillante ma almeno era acceso, e a quello in molti si erano rivolti. Per Luca Di Montezemolo Ricucci è una specie di avventuriero, un palazzinaro senza palazzi, uno che si occupa di immobili e non ha mai costruito neanche una baracca, un finanziere le cui finanze hanno natali oscuri. Con Montezemolo c'erano i suoi amici più stretti e coinvolti negli assalti ricucciani, Diego Della Valle, Luigi Abete. Anche qualche immobiliarista che ogni cinque minuti ricorda che lui i palazzi li costruisce e non fa solo compravendite. Uno guardava il faro e, senza sbilanciarsi troppo, diceva la sua. Con un ampia scelta per non sfigurare si poteva pescare tra l'inquisitorio «dove ha preso i soldi?», il vetero-industriale «è solo un uomo di finanza», l'insinuante «è un uomo di paglia, bisogna vedere chi gli sta dietro», l'assertivo «ha dietro Berlusconi» oppure «ha dietro D'Alema» (o chi altro vi pare…), l'irridente «è il marito della Falchi», l'informato «faceva l'odontotecnico a Marino». Insomma, robetta. Niente, incredibilmente niente, se si pensa che oggetto delle descrizioni è uno che ora ha il 20% della società proprietaria del Corriere. Non sono opinioni né analisi, sono battute. Vie d'uscita da buon conversatore. Non servono a niente.

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