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MILANO — Decadrà il 15 aprile 2005 il Patto parasociale di Antonveneta.

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Al momento sono «pervenute dichiarazioni di diniego al rinnovo del Patto per l'11,5% del capitale sociale. Si tratta, oltre che alla Edizione Holding dei Benetton con il 5,0137%, di una serie di famiglie presenti in Deltaerre, da Doris a Gnutti, a Folco, Micheli, Pagnan, Sinigaglia e Tabacchi. L'accordo parasociale di Antonveneta prevede «il rinnovo tacito di biennio in biennio per i soci sindacati che non notifichino il loro diniego al rinnovo tre mesi prima della scadenza, e quindi entro il 14 gennaio 2005 sempre che - a tale data - le azioni vincolate rappresentino almeno il 20% del capitale sociale della banca». Dietro la chiusura di Deltaerre c'è il tentativo della banca popolare di Lodi, guidata da Giampiero Fiorani, di conquistare l'istituto guidato da Piero Montani. L'obiettivo, condiviso da alcuni grandi soci, come Doris, Gnutti, Micheli e Caovilla, è quello di dar vita a un grande polo bancario, frutto della fusione tra l'Antonveneta e Reti bancarie (a cui fa capo la Popolare di Lodi). Da questo matrimonio nascerebbe infatti un gruppo al quarto posto in Italia per numero di sportelli e al quinto per dimensioni complessive. Il progetto, che non sarebbe sgradito a Bankitalia, è contrastato dal socio forte di Antonveneta, gli olandesi di Abn Amro, che hanno raccolto l'adesione di alcuni soci di Deltaerre. Di qui l'uscita di scena del Patto. Ieri il titolo della banca ha registrato un finale in calo (-0,27% a 19,122),

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