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Le sorti di Bnl adesso passano da Siena

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Dopo l'aumento di capitale il contropatto può conquistare l'istituto. Mps diventa decisiva

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I numeri forniti ieri dalla Consob certificano l'impegno dei soci, sia del patto di sindacato che sostiene il presidente Luigi Abete, che del contropatto ostile, riunito attorno a Francesco Gaetano Caltagirone. Tutti hanno messo mano al portafoglio partecipando all'aumento di capitale da 1,2 miliardi di euro, senza diluire la loro quota. E visto che adesso i due gruppi contrapposti - tra azioni già acquistate e possibili nuovi acquisti - hanno pressapoco la stessa forza, a determinare la nuova governance sarà la decisione di Mps e Popolare di Vicenza, legate a loro volta da un patto di consultazione. Una situazione che si presenta tutt'altro che comoda per Abete, visto che Caltagirone è il maggiore azinista privato di Rocca Salimbeni, oltre che componente del Cda. Senza contare che a Siena hanno un conto aperto con l'ex presidente di Confindustria, per essersi messo di traverso nella fusione tra i due istituti tentata già qualche anno addietro. Ieri intanto il titolo ha chiuso a -2,76%. Le quote. I dati forniti ieri dalla Consob dicono che le quote dei grandi azionisti sono rimaste pressochè invariate dopo l'aumento di capitale. Il Patto di sindacato resta a quota 28,46%, con la Banca di Bilbao (Bbva) che lima al 14,752% il precedente 14,792%, le Generali che scendono dall'8,744 all'attuale 8,72% e Diego Della Valle che si attesta al 4,99% (aveva 5,007%). Il Contropatto ha già raggiunto il 24,71%, ma potrebbe arrivare sino al 27% nel caso in cui Vito Bonsignore porti la sua quota dal 2,26% al 4,241%. Missione compiuta pure per il costruttore Danilo Coppola, arrivato a quota 4,926% (prima dell'aumento di capitale aveva il 4,932), Giuseppe Statuto con il 4,090% (aveva il 4,432%), Stefano Ricucci con il 4,990% (era al 6,755%), Francesco Gaetano Caltagirone, salito dal 4,932% all'attuale 4,969%, Ettore Lonati, 2,50% e la famiglia Grazioli (circa l'1%). Fuori dai due patti il Monte dei Paschi ha il 4,418% (di cui il 2,864 senza diritto di voto) e la Banca Popolare di Vicenza il 3,637% (era al 3,647%). Non compare la quota dell'imprenditore italo-argentino Franco Macri, dato al 4%. Lo scenario. Con i due grandi blocchi a un passo dalla soglia del 30%, oltre la quale scatta l'obbligo di acquisto, diventano strategici i sostegni esterni. Importanti pacchetti di azioni sono in mano alla Hopa di Emilio Gnutti e la Unipol (circa il 2%). Una battaglia che Abete spera ancora di evitare, nel caso in cui Bankitalia blocchi gli azionisti del contropatto, saliti tutti insieme oltre la soglia del 15% vietata ai soci non bancari. Ma visto il silenzio mantenuto fin adesso da via Nazionale, una pronuncia in tal senso sembra difficile. Più facile, invece, trovare un accordo tra i patti, e in tal senso negli ambienti finanziari circola la voce - non confermata - di un incontro chiesto da Abete al "nemico" Caltagirone e per il momento non accordato. Intanto a Siena c'è chi scalpita. Il Monte potrebbe infatti ancora salire e diventare finalmente strategico nelle sorti della banca di via Veneto. Una decisione in tal senso potrebbe arrivare già a gennaio.

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