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IL DOLLARO chiude una settimana in rimonta del 3,4% sullo yen e dell'1,7% sull'euro.

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Quest'ultimo si avvantaggia nei confronti della moneta unica di una fase di correzione dopo tre settimane consecutive di prove di forza di superuro ed è anche favorito dal migliorato scenario di crescita (gli economisti Usa hanno rialzato la stima del Pil americano per il quarto trimestre dal 3,5 al 3,8%), mentre al contempo si conferma negli ultimi dati congiunturali la debolezza di Eurozona e anche il Giappone deve fare i conti con un rallentamento della crescita nel terzo trimestre. Ma il dollaro è anche spinto dall'imminenza della riunione della Federal Reserve (martedì prossimo) che dovrebbe decidere un ulteriore rialzo dei tassi di interesse, nell'ordine di un quarto di punto, facendo così salire i fed funds al 2,25%, garantendo dunque un differenziale maggiore rispetto ai tassi di riferimento di Eurozona, fermi al 2%. Proprio ieri è giunto il dato Usa dei prezzi alla produzione a novembre saliti sopra le attese dello 0,5% che conferma quella pressione inflattiva già evidenziatasi nel dato dei prezzi all'import di novembre (+0,2%) di ieri e rende più che mai verosimile l'attesa di un altro rialzo dei tassi da parte della Banca centrale Usa. Nella settimana i guadagni del dollaro sono stati anche spinti dalle dichiarazioni di diverse autorità politiche euroepee e giapponesi che hanno detto chiaramente: la svalutazione del biglietto verde non è benvenuta.

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