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E l'Inps va in crisi anche per l'addio dei co.co.co

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«L'Inps - si legge nel testo -, dopo un lungo periodo di risultati negativi, nel periodo compreso tra il 2000 ed il 2002 ha fatto rilevare una tendenza al miglioramento rispetto al passato che peraltro, come segnalato nella relativa relazione». Ma il trend «sembrerebbe destinato ad interrompersi nel 2003, anno in cui, secondo le previsioni formulate dallo stesso Istituto in sede di budget, i conti dovrebbero tornare in rosso per due principali motivi: l'assorbimento nell'Inps dell'Inpdai e la cessazione del contributo di 775 mln di euro, previsto in via straordinaria per gli anni 2000, 2001, 2002 dalla legge 488/1999». Inoltre, per il principale istituto di previdenza «il risultato economico positivo del 2002, pari a 3.192 mln di euro è, infatti, legato essenzialmente a due gestioni: la Gestione Trattamenti Economici Temporanei ai lavoratori dipendenti (per eesempio trattamnenti di famiglia) e la Gestione Parasubordinati (per esempio co.co.co) che con i loro avanzi, rispettivamente pari a 6.348 mln di euro e 3.409 mln di euro, sono riuscite per ora a coprire i disavanzi strutturali delle altre Gestioni e cioè quello degli ex Fondi speciali confluiti nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (-2.271 mln di euro), quello della Gestione CD/CM (pari a -3.019 mln di euro) e quello della Gestione Artigiani (pari a - 1.562 mln di euro)». Inoltre «emerge come, già a partire da oggi, si manifestino importanti squilibri su due assi: squilibrio economico delle gestioni previdenziali "tradizionali"; non equa distribuzione degli sforzi fra diverse categorie, con alcune categorie che godono del "privilegio" di pensioni ancorate a situazioni del passato (ad esempio: ferrovieri) ed altre che contribuiscono in modo rilevante ed essenziale, percependo frutti del sistema in misura ridottissima e con poche prospettive di percepire di più nel futuro (ad esempio: parasubordinati)».

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