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Crisi archiviata a marzo, vola il fatturato Marzano: la ripresa è dietro l'angolo

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Fatturato e ordini mostrano segnali di netta ripresa, con aumenti significativi, che si confrontano però con i dati della primavera scorsa, il periodo più difficile per l'industria degli ultimi due anni. L'emergenza sembra comunque superata, tanto che il ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, definisce «imminente» la ripresa economica. Ma l'ottimismo non è condiviso dai sindacati, ancora diffidenti sulle opportunità di rilancio, e da Confindustria, secondo cui di fronte alla possibilità di cambiare «manca la ricetta adeguata per uscire dalle secche». E ad aggravare il giudizio degli scettici è anche il calo della fiducia dei consumatori, sceso a maggio ai minimi dal '93 per effetto dell'acuirsi delle tensioni internazionali e della crisi irachena. I dati, almeno su base annua, sono comunque incoraggianti: a marzo il fatturato industriale è cresciuto del 7% e gli ordinativi del 14,9%. Per gli ordini si tratta della crescita più significativa che l'Istat abbia mai registrato con le attuali serie storiche in vigore dal 2000, ma il confronto, sottolineano i tecnici dell'istituto, è particolarmente favorevole perchè stabilito con uno dei periodi più bui degli ultimi tempi. A marzo 2003 era stato infatti registrato un crollo del 9%. Entrambi gli indicatori sono del resto diminuiti su base mensile. Rispetto a febbraio il fatturato ha messo a segno un calo dello 0,8% e gli ordinativi dello 0,6%. Da qui lo scetticismo dei sindacati: per il leader della Cisl, Savino Pezzotta, si tratta di «un segnale da guardare con attenzione» ma che, perchè la ripresa non sia solo momentanea, dovrà essere accompagnato da politiche adeguate del Governo. Anche per Paolo Pirani della Uil, gli andamenti indicano «un rimbalzo statistico rispetto alla stagnazione» del 2003, ma denotano allo stesso tempo, su base congiunturale, «una situazione incerta» aggravata dall'assenza di una politica di rilancio. E poco ottimista è anche il presidente di Confindustria Antonio D'Amato. «C'è la possibilità di cambiare il nostro tasso di crescita, - afferma - ma nel dibattito politico manca la chiarezza sulla ricetta da mettere in campo per uscire dalle attuali secche».

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