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Alitalia, Bonomi e governo prendono tempo

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Il cda di oggi al bivio: presentare misure alternative più forti o attendere le decisioni di Berlusconi

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Le posizioni restano divergenti. Ieri l'incontro è stato aggiornato per due volte senza raggiungere alcun risultato. I sindacati hanno rifatto i conti del piano Alitalia e trovando delle incongruenze hanno chiesto chiarimenti all'azienda. Allo stato dei fatti quindi non è escluso che la riunione del consiglio d'amministrazione della compagnia fissato per oggi sia ancora una volta interlocutorio e venga rinviato all'indomani del consiglio dei ministri quando il governo varerà il decreto sui requisiti di sistema. Anche su questo provvedimento tutto è in alto mare. Due fattori rendono difficile qualsiasi decisione: la prossimità della scadenza elettorale e l'attenzione con cui Bruxelles segue tutta la vicenda pronta a mettere i paletti a sgravi fiscali che possano configurarsi come aiuti di stato e quindi contrari alla normativa europea. Palazzo Chigi sta lavorando a stretto contatto con i tecnici di Bruxelles ma i margini di manovra sono molto stretti. Per cui non è escluso che si vada ad un provvedimento light. Ed è la soluzione ventilata ieri dal ministro dei Trasporti Lunardi che ha detto che sarebbe meglio una soluzione ponte «che dia respiro all'Alitalia e dia anche il tempo di studiare una soluzione adeguata per l'Alitalia». Insomma un provvedimento di transizione perchè ha detto Lunardi «la commissaria europea Loyola de Palacio mi tira per la giacchetta. Ogni decisione dovrà essere compatibile con le norme Ue». E di questo i vertici Alitalia sono consapevoli tant'è che secondo alcune indiscrezioni l'amministratore delegato Zanichelli oggi potrebbe presentare nel cda una risposta alla lettera con cui il ministro dell'Economia Tremonti giorni fa aveva chiesto all'Alitalia di procedere per proprio conto senza contare sugli aiuti del governo. Dal cda quindi potrebbe venir fuori quel piano alternativo chiesto da Tremonti con 5.000 esuberi. Intanto tra il personale la tensione sale. Ieri i lavoratori della Magliana a Roma e di Atitech a Napoli - del quale i dipendenti temono la fuoriuscita dal gruppo - hanno bloccato l'attività produttiva, e si sono riuniti in assemblea permanente. A Napoli - hanno fatto sapere le segreterie territoriali di Filt Cgil, Filt Cisl, Uiltrasporti e Sulta - i lavoratori continueranno «la lotta a tempo indeterminato fino a quando l'azienda non recederà dal disegno ormai dichiarato di smembrare la compagnia per, eventualmente, renderla appetibile ad avventurieri di turno». A Roma, il sindacato Cub Trasporti ha annunciato una mobilitazione permanente.

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