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Fiat, il blocco Melfi è costato 12.000 vetture

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Torino avverte: danno gravissimo che avvantaggia la concorrenza. Riflessi negativi sui salari

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E questo, avverte Torino, avrà inoltre «un impatto particolarmente pesante» poichè avviene mentre l'azienda è fortemente impegnata a rilanciare l'attività core. Sottolineando che il blocco, culminato lunedì scorso, determinerà anche pesanti conseguenze per i lavoratori che «avranno riflessi negativi sul loro salario», la Fiat precisa che il blocco del comprensorio «ha avuto anche ripercussioni sull'attività economica del territorio per lavoratori ed aziende non direttamente collegati con la Sata, e sta creando forti tensioni sociali». A causa dell'agitazione, lo stabilimento torinese di Mirafiori è fermo dal terzo turno di mercoledì 21, quello siciliano di Termini Imerese dal pomeriggio di giovedì 22 e quello abruzzese Sevel dal terzo turno. Per trovare una soluzione al problema le organizzazioni sindacali che si sono dissociate dal blocco definito «illegale» dello stabilimento, Fim, Uilm e Fismic, hanno incontrato l'azienda cui hanno richiesto di aggiornare la riunione in serata per permettere alla Fiom di partecipare al negoziato «a condizione che venga ripristinata l'agibilità dello stabilimento». Una richiesta cui la Fiat ha aderito. Intanto l'assemblea dei delegati delle Rsu dello stabilimento di Melfi, delle aziende «terziarizzate» e dell'indotto insieme ai sindacati locali hanno fissato un pacchetto di richieste: l'eliminazione della cosiddetta «doppia battuta, cioè della ripetizione per due settimane consecutive del turno di notte; l' equiparazione normativa e salariale dei lavoratori della Fiat e delle aziende dell' indotto ai contratti applicati nel gruppo Fiat Auto e in quelli delle aziende dell'indotto con altri stabilimenti; la cessazione dei provvedimenti disciplinari; migliori condizioni di lavoro.

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