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Record delle stazioni (24.000). Solo 2 impianti su 10 self service

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Dal '90 sono state chiuse oltre 8 mila stazioni e l'erogato medio è cresciuto da 966 a 1.602 litri ma la differenza con il resto d'Europa comunque resta notevole. La riforma del '98 prevedeva un taglio di 7 mila impianti in 3 anni ma ancora oggi in Italia ci sono oltre 24 mila distributori contro i circa 15 mila di Francia e Germania e gli 11 mila del Regno Unito, gli 8.500 della Spagna e i 4mila della Svezia. E non solo. I self service, che sono uno dei possibili sistemi per risparmiare sul pieno, sono poco più di 4 mila, il 18% del totale - meno di 2 distributori su 10- contro il 100% di Svezia e Norvegia, il 95% della Germania e l'83% della Francia. Anche la vendita diretta nei supermercati a prezzi fortemente scontati, è praticamente a zero: sono solo quattro i centri commerciali autorizzati mentre Oltralpe il 55,8% delle vendite segue questo modello. Quanto al riassetto del settore, lo scorso anno sono stati smantellati 1.800 impianti ma l'Unione Petrolifera sottolinea che il contributo degli operatori privati alla razionalizzazione della rete è stato «piuttosto carente» e i risultati ottenuti nell'ammodernamento del sistema «non sono esaltanti». Questo soprattutto a causa dell'esistenza di un arcipelago di piccoli comuni su un territorio orograficamente impervio ma anche per le resistenze degli enti locali allo snellimento della rete. «Tra le varie linee di azione programmata ha funzionato soltanto il piano volontario triennale di chiusure, seppure non per intero», nota l'Up sottolineando che ai ritardi nelle chiusure nel 2003 si è cercato di rimediare chiedendo all'Antitrust una proroga di un anno rispetto alle scadenze previste. Sotto accusa, in particolare, le «incertezze» legate ai ritardi dei piani regionali «che hanno condizionato le iniziative dei comuni». Finora solo 11 regioni hanno definito i regolamenti previsti e tre di queste li stanno riscrivendo. Ma i gestori sottolineano che le nuove aperture, «sostenute anche dall'industria petrolifera», si è sostanzialmente vanificato il riassetto. E a far impennare ancora i prezzi potrebbe contribuire l'incremento delle royalties nell'assegnazione delle aree autostrali in scadenza. Secondo l'UP., ma anche i gestori, senza una «moderazione» negli aumenti, si rischiano nuovi rincari.

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