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Dopo i rincari da euro ora tocca alla benzina

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Il governo convoca sindacati e petrolieri che insistono: pesa l'aumento del greggio e delle accise

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Se l'euro ha portato aumenti in tutti i settori, si pensava che l'apprezzamento della moneta unica avrebbe determinato un abbassamento della benzina che viene trattata in dollari. Invece così non è stato. Sulle autostrade la benzina già ha superato quota 1,1 euro. Si vende a 1,107 euro mentre sulla rete ordinaria è di un soffio sotto 1,1 a 1,099 euro. È il massimo dalla vigilia della guerra in Iraq. E tutto la scia intendere che non si fermerà qui. Ad infiammare i prezzi dei carburanti è innanzitutto il continuo rialzo del greggio che a New York continua a viaggiare sopra i 37 dollari al barile. Un trend che nemmeno la forza dell'euro riesce ad arginare e che ha colto di sorpresa tutti. Governo compreso che non si aspettava questa evoluzione quando per finanziare il contratto degli autoferrotranvieri ha alzato l'accisa. «Pensavamo fosse recuperabile attraverso la forza dell'euro, invece così non è stato» ha ammesso ieri il ministro Marzano che sembra avere le armi spuntate verso questa corsa al rialzo della benzina. Il rischio è che ora l'aumento della benzina si scarichi su tutti i prodotti trascinandosi dietro l'inflazione. Insomma una bomba ad orologeria che Marzano per disinnescare ha convocato giovedì sindacati e petrolieri. È scoppiato il fuoco delle accuse con i sindacati che puntano l'indice contro le compagni petrolifere colpevoli di fare «super profitti» e queste che parlano di «speculazioni». Ma nel mirino c'è anche il governo che ha aumentato le accise. Questo incremento nelle intenzioni dell'esecutivo doveva essere assorbito dall'industria petrolifera facendo leva sui margini venutisi a creare con l'apprezzamento dell'euro sul dollaro. Secondo la Cgil l'appesantimento sulle tasche degli italiani arriva già a 37 euro l'anno in più rispetto alla media europea. Se il differenziale con l'Europa venisse recuperato, afferma il sindacato, il risparmio complessivo per tutta la platea di consumatori sarebbe di oltre 826 milioni di euro annui. «L'aumento non si limita al pieno dell'auto, ma ha gravi ripercussioni su trasporti e prezzi al consumo», afferma il segretario generale dell'Adiconsum, Paolo Landi, che chiede un intervento del governo per evitare un'impennata dell'inflazione. «Sicuramente stiamo assistendo ad una congiuntura momentanea legata a speculazioni», commenta a difesa dell'industria petrolifera, il presidente dell'Up, Pasquale de Vita. Secondo l'Unione Petrolifera, infatti, l'impennata delle quotazioni del petrolio, il cedimento dell'euro sul dollaro e l'accisa decisa dal Governo hanno dato creato un mix esplosivo che si è tradotto in un aggravio complessivo di 0,056 euro al litro, trasferito però solo in parte sul prezzo al consumo. Tanto che a rischio - se il rincaro fosse girato completamente sul prezzo alla pompa - ci sarebbe un altro aumento di 0,010 euro a litro. Anche per la Figisc-Confcommercio l'unica soluzione è la «defiscalizzazione degli aumenti».

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