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Pensioni d'annata, sentenza della Corte Costituzionale

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Con una sentenza (n.30/2003) dà una risposta alle cosidette pensioni d'annata, ovvero quei trattamenti che non avendo l'adeguamento al costo della vita, perdono nel tempo potere d'acquisto. La questione era stata sollevata dalla Consulta dei Pensionati. Ma vediamo cosa dice la sentenza. Nel testo si legge che «il perdurante necessario rispetto dei principi di sufficienza ed adeguatezza delle pensioni impone al legislatore di individuare un meccanismo in grado di assicurare un reale ed effettivo adeguamento dei trattamenti di quiescenza alle variazioni del costo della vita». La conseguenza sarebbe quindi che gli scostamenti dell'entità delle pensioni rispetto alle effettive variazioni del potere d'acquisto della moneta, sarebbe indicativo della inidoneità del meccanismo prescelto per assicurare al pensionato una condizione di vita dignitosa. Cosa accade a questo punto? In sostanza la sentenza della Corte Costituzionale è un invito al governo e al Parlamento ad affrontare la situazione. La Consulta sottolinea il fatto che la sentenza della Corte Costituzionale ha il carattere «precettivo» cioè che non costituiscono un accoglimento del ricorso, ma «ne riconoscono le ragioni a monte». Questo fa sì che governo e Parlamento prendano atto che esiste il problema della perdita di potere d'acquisto delle pensioni con il passare degli anni e che quindi occorre rimettere mano alla legislazione per dare una risposta. La parola quindi ora passa ai due rami del Parlamento.

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