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Bruxelles bacchetta l'Italia sul debito

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Promossa la riforma delle pensioni. «Il progetto contiene la spesa prevista per i prossimi 20 anni»

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Per l' Italia monito sui conti pubblici: «la determinazione del governo di sviluppare una correzione strutturale di notevole portata, appare indebolita e c'è il rischio, arrivati ormai a metà legislatura, di un ulteriore rinvio nei prossimi anni», si legge nel rapporto. Secondo la Commissione, il governo italiano è di fronte ad una «difficile scelta: o migliorare le prospettive di crescita o obbedire ai vincoli politici di corto termine». Nel mirino, soprattutto la scelta delle autorità italiane di «affidarsi a misure una tantum». La sostenibilità a lungo periodo delle finanze pubbliche, secondo i dati di Bruxelles, è a rischio in metà dei Paesi membri: Belgio, Germania, Grecia, Francia, Spagna, Italia e Portogallo. Mentre il debito pubblico «resta sopra la soglia del 60% del Pil in sei Stati europei, inclusi Belgio, Italia e Grecia dove continua ad eccedere il 100% del Pil». Sullo stato dei conti pubblici il giudizio è di larga insufficienza, anche se con molte differenziazioni. Mentre cinque Paesi (Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia e Svezia) hanno mantenuto nel 2003 «posizioni di bilancio vicine all' equilibrio o in surplus», i disavanzi «sono peggiorati notevolmente in numerosi altri Stati membri. In Francia e Germania ci si attende nel 2003 deficit eccedenti di un ampio margine il limite del 3%». «Risultati economici tiepidi non sono una scusa per rinviare le riforme strutturali e il risanamento delle finanze pubbliche», ha detto il commissario Ue agli affari monetari ed economici Pedro Solbes. L' andamento delle riforme rappresenta una nota dolente in molti Paesi. Il progetto sulle pensioni del governo italiano ha il merito - sottolinea il rapporto - «di contenere in modo apprezzabile il livello di spesa prevista per i prossimi 20 anni» e di fare «passi in avanti verso lo sviluppo del secondo pilastro pensionistico». Elisabeth Werner, portavoce della commissaria Ue al bilancio, Michaele Schreyer, ha detto che non sono arrivate altre richieste ufficiali per una riduzione del prossimo bilancio Ue all'1% del Pil comunitario. Dopo la lettera firmata a dicembre da sei contribuenti nettamente favorevoli all'abbassamento del tetto (Germania, Francia, Gran Bretagna, Austria, Svezia e Olanda) «non abbiamo ricevuto altre lettere».

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