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La Bce non cede. Per ora tassi fermi

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La valuta europea oscilla attorno a 1,2680 (1,2728 degli ultimi scambi dell'altro ieri) registrando la maggiore flessione rispetto al biglietto verde delle ultime tre settimane. Una correzione che, secondo gli esperti, sarebbe da ricondurre alla sensazione che la Bce mostrerà i primi segni di preoccupazione per le ripercussioni sull'economia di Eurolandia di un apprezzamento eccessivo, e soprattutto così rapido, della moneta europea. Oggi, alla riunione del direttivo Bce in materia di politica monetaria, ci si attende che il presidente Jean-Claude Trichet chiarisca la posizione dell'Istituto centrale europeo sull'impennata dell'euro che ha totalizzato nel 2003 un guadagno del 22%. Un cambio su livelli di forza come quelli attuali accresce sempre di più le preoccupazioni dei paesi di Eurolandia. Timori cui finora Trichet ha risposto rilanciando la formula di un euro «forte e stabile». Così, per quanto gli economisti escludano un taglio del costo del denaro già nel meeting di oggi, l'attenzione è concentrata soprattutto sulle valutazioni che emergeranno dalla riunione, e sulla possibilità che le singole banche centrali possano intervenire sul mercato per ribilanciare il cambio. Ipotesi tuttavia già scartata ieri dal presidente della Bundesbank, Ernst Welteke, il quale ha escluso che i banchieri centrali «possano influenzare» l'andamento del mercato. Ma intanto le notizie sulla congiuntura europea confermano la fragilità dell'economia: la fiducia dei consumatori francesi è rimasta anche a dicembre ai minimi da sei anni a questa parte, mentre l'indice sul clima di fiducia delle imprese nella zona euro, sempre a dicembre, è risultato pressochè stabile con una lieve flessione a quota 0,01 (0,02 precedente). In una situazione di cronica debolezza della domanda interna, ogni spunto di ripresa dell'economia risulta affidato al buon andamento dell'export che, nonostante il supereuro, ha dimostrato per ora una buona capacità di tenuta. Ma per quanto ancora? L'ascesa della moneta europea appare inarrestabile e potrebbe presto spingersi a 1,30-1,35 dollari, vale a dire la soglia di tollerabilità che, secondo gli addetti ai lavori, la Bce avrebbe individuato. Il dollaro debole resta il tema di fondo in scia ai tassi di interesse troppo bassi con la prospettiva di una stretta monetaria rinviata alla prossima estate, e ai pesanti squilibri finanziari Usa.

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