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Gli italiani non credono più nelle obbligazioni

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E sul termometro degli italiani non pesa ancora la vicenda Parmalat. Lo mette in evidenza il rapporto annuale curato da Bnl e Centro Einaudi, che non a caso nella presentazione definiscono il risparmiatore italiano nel 2003 «previdente». Dallo studio emerge un altro segnale molto significativo. A fine anno 45 italiani su cento non saranno riusciti a mettere da parte neanche un euro: sette in più dello scorso anno. A preoccupare in modo particolare è anche la pensione futura: nel 2003 cresce dal 48 al 52 per cento il numero degli italiani che afferma di porsi il problema, in prospettiva, dell'insufficienza del proprio reddito al momento della pensione. In sostanza - sottolineano gli esperti - «la debolezza della crescita e le accresciute incertezze hanno indotto nel risparmiatore italiano prudenza. È aumentata l'importanza attribuita al movente precauzionale del piccolo investitore rispetto a quello speculativo». Ne consegue che sempre di più e sempre più italiani lasciano i soldi sul conto corrente o sui depositi bancari non solo nel breve periodo, in attesa di opportunità convenienti, ma anche per lunghi periodi nel timore di investimenti rischiosi. Strettamente collegato alla scarsa attrazione esercitata dai bond è il fatto che solo il 4,8% degli intervistati negli ultimi 12 mesi ha investito in prodotti del risparmio gestito (fondi comuni di investimento, servizi di gestione patrimoniale), segnando un calo del 6,5% rispetto allo scorso anno. Il mercato obbligazionario è caratterizzato anche da scarsa informazione. Molte risposte al questionario sottoposto agli intervistati trascurano infatti la possibilità di mantenere le obbligazioni in portafoglio e di percepire le cedole nominalmente stabilite. Ancora molto modesta - rileva il rapporto - è la conoscenza delle obbligazioni strutturate, anche se diminuisce dal 58 al 55 per cento la percentuale di coloro che non ne hanno mai sentito parlare e aumenta debolmente il numero di quanti ne vorrebbero sapere di più. Anche chi ha comprato azioni non sembra molto soddisfatto: la percentuale di chi è rimasto deluso è salita nel 2003 mentre è contemporaneamente diminuito il numero di investitori azionari. Ne consegue che, ancora con più convinzione, gli italiani scelgono la casa come bene rifugio per eccellenza e la possibilità di acquistarla resta tra gli obiettivi primari. Il 56% degli italiani afferma di essere molto soddisfatto dell'investimento in abitazioni, con una percentuale analoga a quella dello scorso anno, corrispondente al massimo dal 1994.

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