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di LUIGI FRASCA SOLO la voce occupazione sembra riuscire a dare un po' di ossigeno al ...

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La conferma della stabilizzazione del mercato del lavoro ha interrotto la lunga serie ribassista del dollaro, che ha spinto la valuta europea a inanellare record su record fino a toccare il massimo storico di 1,2438. Ma gli scettici ritengono che le notizie sulle richieste settimanali di sussidio di disoccupazione calate più del previsto a quota 353 mila, il livello più basso da quasi tre anni, siano solo un pretesto per alleggerire le posizioni in vista della fine dell'anno. Va detto, però, che il dato di ieri sui sussidi di disoccupazione ha comunque una valenza di rassicurante. Finora, infatti, il mercato è rimasto diffidente sulle effettive potenzialità dell'economia a stelle strisce alla luce di una crescita straordinariamente brillante ma incapace di trainare la ripresa occupazionale. La moneta unica europea ha dunque ripiegato per la prima volta dopo sei sedute di rialzi. Tuttavia, dopo lo scivolone fino a un minimo di giornata di 1,2362 dollari ha recuperato in serata attorno a 1,2420 (1,2412 degli ultimi scambi di ieri). La divisa americana guadagna terreno anche sullo yen a 107,9 da 107,4 degli ultimi scambi di ieri. Seduta record, invece, per l'oro, che ha toccato il nuovo massimo da circa otto anni a Londra, con una quotazione pari a 413,27 dollari. Il platino è arrivato ai massimi da 23 anni a questa parte, mentre il prezzo dell'argento è salito al «top» da più di tre anni e mezzo. L'ascesa delle quotazioni è collegato al rialzo continuo dell'euro. Intanto, la Commissione europea non cambia la propria opinione sull'apprezzamento dell'euro. Nonostante i nuovi record Bruxelles «rimane della stessa opinione espressa da Eurogruppo e dalla Banca centrale europea lo scorso maggio», come ha detto il portavoce del commissario agli Affari economici, Pedro Solbes. In quella occasione i ministri delle Finanze di Eurolandia l'esecutivo eurogruppo e la Bce avevano affermato di essere a favore di «un euro stabile e forte». Il supereuro può però diventare una vera palla al piede per il «made in Italy». L'euro forte preoccupa infatti le aziende italiane che esportano. Tutte sono già corse ai ripari per ricoprire gli eventuali ulteriori apprezzamenti dell'euro nei confronti delle altre valute. Nessuno, però, intende aumentare i prezzi, riversando sui consumatori il «peso» dell'apprezzamento della moneta europea col rischio si perdere quote di mercato.

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