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Super euro continua a macinare successi

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Il rally della moneta unica procede di pari passo con l'inarrestabile caduta del biglietto verde

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E la serie sembra destinata a continuare. La moneta unica europea ha sfondato anche la soglia 1,24, toccando un nuovo massimo storico di 1,2420. Il rally della valuta europea procede di pari passo con l'inarrestabile caduta del biglietto verde, che affonda sotto il peso di tassi di interesse ai minimi da 45 anni e del deficit commerciale a livelli record. A tenere sotto pressione la divisa americana è infatti la convinzione che i tassi di interesse negli Usa resteranno bassi ancora a lungo, inducendo gli investitori a privilegiare i paesi dove gli asset finanziari garantiscono una maggiore reddività. Così la sterlina ha toccato i massimi da 11 anni a quota 1,76 dollari. Mentre la Banca centrale norvegese ha tagliato i tassi di un quarto di punto, portandoli al minimo record del 2,25%, per contrastare l'eccessivo apprezzamento della valuta ritenuto troppo penalizzante per l'export. Intanto, per gli esperti, il trend ribassista della moneta americana proseguirà. Il fatto che l'inflazione negli Usa sia scesa ai minimi da più di 20 anni, rafforza la previsione che la Fed continuerà a rinviare una stretta monetaria lasciando il costo del denaro all'1%. Al contrario, il dato sull'inflazione di Eurolandia (salita a novembre al 2,2% contro il 2% di ottobre), suggerisce che la Banca centrale europea manterrà i tassi più alti di quelli statunitensi. Uno scenario che induce alcuni analisti a ipotizzare un rafforzamento della valuta europea anche fino a 1,40 dollari il prossimo anno. Già nei giorni scorsi, Barclays Capital e Goldman Sachs avevano rivisto al ribasso le stime sul dollaro prevedendo un calo a 1,30 contro euro nel giro dei prossimi 3-6 mesi. Di fatto, l'orientamento della Fed improntato a una politica accomodante «per un periodo considerevole» produce l'effetto di azzerare i flussi di capitali stranieri con cui gli Stati Uniti finanziano i cosiddetti «deficit gemelli», quello commerciale e di bilancio, che navigano a livelli di guardia. Per queste ragioni il Fondo monetario internazionale ritiene che il calo del dollaro «potrebbe essere più brusco del previsto» in quanto la forte crescita dell'economia statunitense determina un «ampliamento del deficit delle partite correnti». Nel mercato prevale insomma l'idea che il dollaro «deve indebolirsi ancora nel medio termine» nel quadro di una «correzione degli squilibri globali» conclude l'Fmi, mentre andrà ampliandosi ancora, la «dipendenza degli Usa dai flussi esteri».

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