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Finanziaria, le Regioni bocciano il governo

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Rottura sulla sanità: da palazzo Chigi poche concessioni sull'aumento di risorse. Esplode la protesta

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«Aspettiamo proposte» ha rilanciato. I sindacati tornano a rispondere: le proposte arriveranno, ma coi nostri tempi. Il Parlamento intanto è impegnato ad approvare la legge finanziaria e proprio per discutere gli ultimi ritocchi e, magari, trovare qualche «spicciolo» in più, il ministro per le Comunicazioni Maurizio Gasparri e il coordinatore di An, Ignazio La Russa, si sono incontrati con il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti a Palazzo Chigi. Per gli enti locali sarebbero in arrivo maggiori fondi tra i 220 ed i 250 milioni di euro a fronte dei 180 previsti. Inoltre tutti i gruppi di maggioranza sono intenzionati a rispondere positivamente alla richiesta di fondi, per circa 800 milioni di euro, destinati al comparto sicurezza avanzata dal ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu. Un emendamento di Forza Italia prevede l'estensione delle agevolazioni fiscali della Legge Tremonti alle società che costruiscono o ristrutturano case e si impegnano ad affittare per trent'anni a canoni sostenibili a persone appartenenti al ceto medio. Rottura totale invece tra Governo e Regioni per quel che riguarda la sanità: ieri sera, dopo una riunione durata quattro ore, la conferenza Stato-Regioni si è chiusa con un secco no alle richieste dei Governatori. In pratica l'unica concessione è stata di elevare dal 90 al 95% l'erogazione delle risorse dovute per il 2004. Silenzio di tomba, invece, per quanto riguarda il pregresso, vale a dire le somme deliberate e mai erogate per il 2001 e 2002, vale a dire quasi 15 miliardi. La questione delle risorse per l'assistenza sanitaria agli immigrati è stato uno degli scogli su cui si è arenato il confronto a palazzo Chigi. Il governo è stato irremovibile e ha tenuto la borsa chiusa rispetto alle richieste dei Governatori. L'esecutivo, rappresentato al tavolo della trattativa dal sottosegretario all'Economia, Maria Teresa Armosino, ha messo anche una proposta sul tavolo: ridiscutiamo la quota capitaria. L'idea, considerata dalle Regioni l'architrave dell'assistenza sanitaria pubblica, è stata però bocciata dai presidenti delle Regioni. A quel punto Romano Colozzi, assessore al Bilancio della Lombardia, non si è limitato però a un semplice rifiuto e ha rimesso la palla nel campo del governo. «Facciamo conto che gli immigrati regolarizzati non siano 700 mila o 1 milione, ma molti di meno. Diteci - sarebbe stato, secondo quanto si è appreso, il suo ragionamento - quante sono le risorse disponibili e le dividiamo per un numero minore di immigrati, senza perciò intaccare il principio della quota capitaria uguale per tutti». Parole di consenso dal governo e dai governatori. Con un'esitazione del solo sottosegretario all'Economia. Armosino ha chiesto infatti di allontanarsi un minuto per una telefonata. Ma quando è rientrata ha dato un «no» senza altre spiegazioni. La telefonata, come hanno poi saputo alcuni dei presenti, era stata indirizzata al ministro dell'Economia Tremonti. Tornando alla riforma delle pensioni, si va verso la mobilitazione del 6 dicembre e proprio durante i comizi potrebbe arrivare la proposta che i tecnici di Cgil, Cisl e Uil stanno scrivendo. «Ma così com'è la riforma delle pensioni proposta dal Governo è sbagliata, quel modello così com'è non sta in piedi», spiega Pezzotta. Il ministro, intanto, pur non fissando date, si dice disponibile a modificare il ddl riforma, ripetendo però, che intervenire si deve e subito. «Si può discutere sui meccanismi ma non si può discutere sulla necessità di fare una riforma».

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